Il matrimonio che tutti auspicano tra rigore e crescita

Dalla Rassegna stampa

La celebrazione della Giornata del Risparmio, che anche quest’anno si terrà nello storico Palazzo della Cancelleria a Roma, non sarà una semplice cerimonia. Ci sono almeno quattro motivi per caricare di attese una manifestazione che, sotto l’abile regia del gran capo delle Fondazioni bancarie Giuseppe Guzzetti, non è mai un appuntamento banale. Il confronto pubblico tra il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, preceduto dagli interventi del presidente dell’Acri Guzzetti e del presidente dell’Abi Corrado Faissola, è già un evento in sè, ma stavolta il clima è più intrigante.

Se si esclude la conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi sulla riforma universitaria, quella di stamattina è la prima volta che il ministro Tremonti parla in pubblico e a tutto campo, dopo la burrasca dei giorni scorsi che l’ha portato sull’orlo delle dimissioni o di una clamorosa rottura con Silvio Berlusconi. Ed è anche la prima volta che lo fa davanti a un pubblico composto principalmente da banchieri dopo il disgelo milanese di lunedì, auspice lo stesso Guzzetti, con i vertici delle grandi banche.

Non aspettiamoci annunci mirabolanti e nemmeno l’anticipazione compiuta del nuovo corso della strategia economica, ma l’appuntamento di oggi è di quelli che si misurano dai toni e dalle virgole. Tremonti ha già fatto capire che la rimodulazione della politica economica potrà prendere forma quando si chiuderà l’operazione scudo fiscale, ma tutti si aspettano qualche segnale che permetta di capire se, dopo il compromesso con il premier, la politica del rigore possa conciliarsi con la politica del rilancio e del sostegno alla ripresa. Come si articolerà, dopo mesi di roventi polemiche, il ritrovato rapporto tra Governo e banche all’interno dei nuovi indirizzi di politica economica è il secondo motivo di curiosità che domina la Giornata del Risparmio. Il terzo motivo di importanza del confronto odierno riguarda, e non potrebbe essere diversamente, il rapporto diretto tra Tremonti e Draghi: nel clima di generale pacificazione o per lo meno di disgelo che ruota attorno al ministro dell’Economia tutto lascia pensare che anche le incomprensioni tra via XX Settembre e via Nazionale siano destinate a stemperarsi, ma quando scendono in campo personalità forti è sempre meglio attendere la controprova nei fatti.
Il quarto motivo di interesse va molto oltre il metodo e la cornice politica e investe direttamente la sostanza e cioè la possibilità che Tremonti getti le basi di un nuovo patto tra Stato, banche (e fondazioni) e imprese. L’idea di Tremonti di costituire un Fondo (o, come suggerisce Guzzetti, un fondo dei fondi oppure più fondi di private equity) per il sostegno e la ricapitalizzazione delle Pmi che la crisi ha messo in difficoltà ma che hanno potenzialità e progetti per costruirsi un futuro sembra muoversi esattamente in questa direzione. Con la possibile novità non solo della partecipazione diretta al Fondo delle maggiori banche e della Cassa depositi e prestiti (nella quale, come si sa, le Fondazioni hanno una quota del 30% e un ruolo di stimolo) ma anche dell’impegno a ricapitalizzare le loro aziende degli imprenditori coinvolti nell’operazione.

Dopo un lungo periodo di incomprensioni sarebbe una manna vedere il Governo unire due forze fondamentali dell’economia, come le banche e le imprese, per lanciare insieme uno strumento come il Fondo che può dare linfa ai germogli di ripresa. Sostenere le piccole e medie aziende che hanno idee e progetti per il futuro ma che hanno fame di capitali per uscire dalla bufera nel segno della crescita sarebbe un segnale molto importante, ma altrettanto lo sarebbe la spinta alla Cdp ad assumere un ruolo più propulsivo sull’esempio delle più avanzate esperienze straniere.

La storia, si sa, è piena di paradossi ma sarebbe curioso che proprio nel Palazzo della Cancelleria, che è la sede della Sacra Rota, per una volta andasse in onda non lo scioglimento di un matrimonio ma il primo passo di un nuovo patto per l’Italia che lavora e che produce.
 

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