Maroni dice no all'election day

«Seguiamo una tradizione che vede voti separati». Sul "no" all'election-day comunicato ieri mattina in conferenza stampa a Palazzo Chigi del ministro dell'Interno Roberto Maroni c'è il riferimento a un precedente che vede coinvolto in prima persona l'attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Chi la fa, l'aspetti» ha commentato "Velina Rossa", il foglio parlamentare considerato vicino ai Democratici, secondo il quale «in passato ha sbagliato anche il centrosinistra». Nel 1997, infatti, fu il governo di Romano Prodi, al suo primo mandato, a negare l'election-day al Club Pannella-Riformatori. «Nonostante la concomitanza con un importante turno delle amministrative - spiega Velina Rossa - l'allora ministro dell'Interno non concesse l'electionday. I comuni votarono il 27 aprile.
Il 15 giugno del 1997 i quesiti non superarono il prescritto quorum del 50 per cento più uno. Allora al Viminale sedeva Giorgio Napolitano». E Velina Rossa chiosa: «Forse Maroni vuol fare carriera».
Il ministro degli Interni, comunque, al termine della riunione di governo di ieri mattina, ha annunciato di aver firmato il decreto di indizione dei comizi elettorali per le Amministrative, che sono ufficialmente convocate «per il 15 e 16 maggio, il primo turno, e il 29 e 30 maggio per il secondo turno». Per quanto riguarda invece i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, ancora una data definitivamente stabilita dal Governo non c'è. «L'ultimo giorno utile per tenere i referendum è il 12 giugno - ha detto Maroni - e io sono favorevole a che si tengano in quella data seguendo una tradizione che vede voti separati» rispetto alle amministrative. Dunque «proporrò al Cdm di fissare il referendum il 12 giugno». Una scelta, quella del governo, che ha fatto insorgere le opposizioni, in particolare Pd e Idv che avevano proposto l'election-day, insieme ai promotori del referendum. Votare in due giorni separati significa «bruciare oltre 300 milioni di denaro pubblico», hanno denunciato in coro dal centrosinistra.
Alle amministrative voteranno 1.310 i Comuni dove si voterà per eleggere sindaci e consigli comunali. Tra questi ci sono undici città con più di 100 mila abitanti: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno, Latina, Novara e Arezzo. Si voterà anche per il rinnovo degli organi elettivi della regione Molise e di undici amministrazioni provinciali.
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