Maroni convince Alfano. Dalla legge svuota-celle via gli sconti ai detenuti

Tanto han fatto e tanto han detto, quelli della Lega ma non solo, che alla fine il ministro Alfano s’è convinto e il governo ha ribaltato il disegno di legge cosiddetto "svuota carceri ". Per la verità, quella norma che automaticamente concedeva gli arresti domiciliari nell’ultimo anno di detenzione piaceva a pochi. In ogni caso, in Commissione Giustizia alla Camera è passato l’emendamento che di fatto cancella il principio: sarà invece il magistrato di sorveglianza che, di volta in volta, deciderà sulla questione.
Dalla misura alternativa saranno comunque esclusi i condannati per terrorismo e per mafia e i delinquenti abituali. Per coloro che invece potranno accedervi, la pena si potrà scontare - oltreché al domicilio - anche in case di cura o d’accoglienza: sarà comunque valutata con attenzione anche "l’idoneità" del soggetto. E’ stata inoltre cancellata la possibilità che i clandestini siano incarcerati nei Centri di identificazione ed espulsione.
Ma ci sono anche altre modifiche sostanziali approvate ancora in Commissione. Altra questione importante: è stato stralciato l’articolo che prevedeva la messa in prova ai servizi sociali con conseguente sospensione della detenzione: modifica, questa, approvata non solo dal Carroccio, ma anche da Partito Democratico e Italia dei Valori (mentre i Radicali hanno votato contro: Rita Bernardini prosegue il suo sciopero della fame proprio contro l’inaccettabile sovraffolamento delle carceri italiane). E dunque, anche la messa in prova avrà percorso separato, sarà eventualmente valutata a parte: niente più meccanismi automatici. Altri due emendamenti di provenienza governativa hanno poi ulteriormente modificato il disegno di legge. Saranno infatti aumentate di un terzo le pene per chi delinque mentre si trova agli arresti domiciliari. Infine, nel testo è stata inserita una sorta di "promessa", che prevede finalmente l’adeguamento dell’organico di Polizia penitenziaria, in sofferenza da tempo immemorabile.
Il termine per eventuali subemendamenti scade stamattina alle dieci. Dopodiché, se nessuna variazione sarà apportata, verrà licenziato il testo che sarà poi sottoposto al voto dell’aula. Il Guardasigilli Alfano si dice più che soddisfatto: «Alla Camera si sta trovando un ottimo punto d’intesa per andare avanti», così ha dichiarato. E soddisfazione viene espressa un po’ da tutto il PdL, dopo le polemiche che il Carroccio - e il ministro dell’Interno Maroni in primis - aveva inizialmente sollevato proprio riguardo l’ultimo anno di detenzione da scontare ai domiciliari e l’automatica messa in prova ai servizi sociali. Ora motivi di frizione nella maggioranza sono scomparsi, almeno su quest’argomento.
E infatti la Lega esulta: «Finalmente - dice Matteo Brigandi, componente leghista in commissione - non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l’oste e l’oste in questo caso sono i magistrati».
Anche se Maroni, che comunque si dice «soddisfatto», chiede però «ulteriori miglioramenti», pare soprattutto in ordine all’idoneità da concedere a coloro cui vengono concessi i domiciliari: si chiedono criteri più precisi. Ma l’impressione è che, per una volta, il nuovo ddl sia gradito anche al centrosinistra. Il Partito Democratico, nella persona della capogruppo in Commissione Donatella Ferranti, apprezza esplicitamente lo «sforzo» del governo poiché il testo finale «tiene conto delle osservazioni che sono emerse durante il dibattito». E anche Di Pietro commenta che, sempre per quanto riguarda l’ultimo ano ai domiciliari, «lasciare la scelta al magistrato, come chiesto in un emendamento dell’Idv, è una soluzione più corretta: abbiamo evitato una nuova amnistia di fatto».
Dalla misura alternativa saranno comunque esclusi i condannati per terrorismo e per mafia e i delinquenti abituali. Per coloro che invece potranno accedervi, la pena si potrà scontare - oltreché al domicilio - anche in case di cura o d’accoglienza: sarà comunque valutata con attenzione anche "l’idoneità" del soggetto. E’ stata inoltre cancellata la possibilità che i clandestini siano incarcerati nei Centri di identificazione ed espulsione.
Ma ci sono anche altre modifiche sostanziali approvate ancora in Commissione. Altra questione importante: è stato stralciato l’articolo che prevedeva la messa in prova ai servizi sociali con conseguente sospensione della detenzione: modifica, questa, approvata non solo dal Carroccio, ma anche da Partito Democratico e Italia dei Valori (mentre i Radicali hanno votato contro: Rita Bernardini prosegue il suo sciopero della fame proprio contro l’inaccettabile sovraffolamento delle carceri italiane). E dunque, anche la messa in prova avrà percorso separato, sarà eventualmente valutata a parte: niente più meccanismi automatici. Altri due emendamenti di provenienza governativa hanno poi ulteriormente modificato il disegno di legge. Saranno infatti aumentate di un terzo le pene per chi delinque mentre si trova agli arresti domiciliari. Infine, nel testo è stata inserita una sorta di "promessa", che prevede finalmente l’adeguamento dell’organico di Polizia penitenziaria, in sofferenza da tempo immemorabile.
Il termine per eventuali subemendamenti scade stamattina alle dieci. Dopodiché, se nessuna variazione sarà apportata, verrà licenziato il testo che sarà poi sottoposto al voto dell’aula. Il Guardasigilli Alfano si dice più che soddisfatto: «Alla Camera si sta trovando un ottimo punto d’intesa per andare avanti», così ha dichiarato. E soddisfazione viene espressa un po’ da tutto il PdL, dopo le polemiche che il Carroccio - e il ministro dell’Interno Maroni in primis - aveva inizialmente sollevato proprio riguardo l’ultimo anno di detenzione da scontare ai domiciliari e l’automatica messa in prova ai servizi sociali. Ora motivi di frizione nella maggioranza sono scomparsi, almeno su quest’argomento.
E infatti la Lega esulta: «Finalmente - dice Matteo Brigandi, componente leghista in commissione - non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l’oste e l’oste in questo caso sono i magistrati».
Anche se Maroni, che comunque si dice «soddisfatto», chiede però «ulteriori miglioramenti», pare soprattutto in ordine all’idoneità da concedere a coloro cui vengono concessi i domiciliari: si chiedono criteri più precisi. Ma l’impressione è che, per una volta, il nuovo ddl sia gradito anche al centrosinistra. Il Partito Democratico, nella persona della capogruppo in Commissione Donatella Ferranti, apprezza esplicitamente lo «sforzo» del governo poiché il testo finale «tiene conto delle osservazioni che sono emerse durante il dibattito». E anche Di Pietro commenta che, sempre per quanto riguarda l’ultimo ano ai domiciliari, «lasciare la scelta al magistrato, come chiesto in un emendamento dell’Idv, è una soluzione più corretta: abbiamo evitato una nuova amnistia di fatto».
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