Maroni e la censura: regole severe per web e comizi

Un decreto urgente per limitare le contestazioni di piazza e «l`oscuramento dei siti che diffondono messaggi di vera e propria istigazione a delinquere». Con un obiettivo chiaro: proteggere istituzioni e cittadini dalla violenza reale e virtuale. Durante l`informativa alla Camera sull`aggressione a Silvio Berlusconi il ministro Roberto Maroni annuncia che domani presenterà al consiglio dei ministri misure severe, senza però fornire particolari. Tutto verrà discusso e valutato a palazzo Chigi. Nella consapevolezza, dice Maroni, che si tratta di questioni delicate come la libertà di espressione e la libertà di manifestare nei luoghi pubblici. Allo studio, ammette, la proposta di applicare alle manifestazioni pubbliche le stesse norme per la prevenzione della violenza negli stadi. Se così fosse, si aprirebbero le porte del carcere per coloro che disturbano un comizio politico al punto di interromperlo o cancellarlo. In realtà una misura anti-contestazione è già prevista dal codice penale, tuttavia circoscritta ai trenta giorni precedenti le elezioni. Ignazio La Russa propone di renderla sempre efficace. Per il centrodestra sono inammissibili i gruppi di Facebook nati nelle ore seguenti all`aggressione in piazza Duomo e che inneggiavano sguaiatamente a Massimo Tartaglia, l`uomo che ha lanciato la statuina in faccia al premier. Nella notte tra lunedì e martedì Facebook ha provveduto a cancellarli, così come sono stati oscurati i gruppi che, cambiando rapidamente denominazione, in modo truffaldino avevano guadagnato centinaia di migliaia di iscritti (ignari) alla causa "Solidarietà per Silvio Berlusconi". La propaggine italiana di Facebook ha fatto sapere che la politica del social network impedisce di «promuovere o pubblicare contenuti violenti e minacciosi». Regole che però non bastano alla maggioranza. Gabriella Carlucci spera di arrivare ad abolire l`anonimato, oggi garantito sul web, per stanare coloro che seminano odio e veleno. L`opposizione esprime completo dissenso. Pierferdinando Casini invoca la libertà di espressione: «Guai a rispondere con provvedimenti illiberali a sfide che richiedono la tolleranza zero». Il Partito democratico affida la propria posizione a voci sparse. il senatore Vincenzo Vita mette in guardia dal pericolo di oscurare intere piattaforme digitali soltanto perché contengono messaggi che incitano alla violenza: «Risulterebbe in contrasto con i più elementari principi costituzionali e con lo stato di diritto». Grida di allarme da parte del sindacato dei giornalisti del Lazio, l`Associazione di Stampa Romana, che vede negli annunci del ministro dell`Interno un rischio reale anche per la libertà di stampa, specialmente dopo la soppressione del diritto soggettivo delle testate politiche, in via di approvazione con la Finanziaria. I radicali, con Marco Beltrandi, hanno presentato una interrogazione scritta ad Alfano e Maroni per chiedere chiarimenti sull`introduzione dell`apologia di reato in internet visto che questa fattispecie di crimine esiste già nel codice penale e vale sia per il reale che per il virtuale. Sulla questione prende parola anche Farefuturo, il think tank che fa riferimento a Gianfranco Fini: «Attenti a cedere alla "sindrome cinese"» ovvero a leggi limitanti della libertà di espressione: «Le leggi ci sono usiamole fino in fondo». E interviene, sul periodico online della fondazione, Marco Pancini di Google Italia. Disposto, scrive, a parlare con Roberto Maroni ma certo che ulteriori strette alla rete non sono necessarie poiché già oggi è possibile rimuovere un contenuto illegale.
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