Marijuana libera per i malati La missione del colono ultrà

Dalla Rassegna stampa

Per sostenere le sue battaglie politiche cita sempre i Libri sacri. Che debba proclamare il diritto degli ebrei a insediarsi in Cisgiordania o che voglia propugnare la diffusione della marijuana terapeutica. Le posizioni di Moshe Feiglin verso i palestinesi sono così estremiste che per anni è rimasto troppo indietro perfino nella lista del Likud per il parlamento e nel 2008 la Gran Bretagna lo ha bandito «perché le sue idee fomentano la violenza». Eppure da neo-deputato si è concentrato su un solo progetto di legge: rendere disponibile l’erba a tutti i malati che la richiedano. Senza passare attraverso la burocrazia del ministero della Sanità (cinque settimane per ottenere il via libera, solo ventuno medici hanno la licenza per compilare la ricetta). Il ministro Yael German è preoccupata dalla crescita delle prescrizioni (più 30 per cento nel 2013) ma promette «chi ne ha bisogno potrà riceverla». Già adesso con 13 mila pazienti autorizzati Israele è il secondo Paese al mondo per distribuzione (400 chili al mese) dopo gli Stati Uniti. Per Feiglin non è abbastanza. Pochi giorni fa è intervenuto su Facebook per difendere i dottori «minacciati dal governo» per aver prescritto i fiori di Cannabis senza permesso. 

«Dio ci ha dato la marijuana - ha scritto in un commento sul quotidiano Yedioth Ahronoth, il più venduto - ed è lui a detenere il brevetto. Le grandi case farmaceutiche non vogliono intromissioni nei mercati che dominano e limitano la nostra libertà. Noi siamo schiavi solo verso Dio». Nel dibattito sulla deregolamentazione la sinistra in parlamento si ritrova alleata con l’uomo che ha sempre bollato come un pericoloso ultranazionalista. Feiglin vive nella colonia di Karnei Shomron. Il suo progetto per porre fine al conflitto israelo-palestinese prevede l’annessione di tutte le terre conquistate nel 1967 durante la guerra dei Sei giorni e l’offerta di incentivi economici agli arabi perché emigrino in altri Paesi. Ripete di essere un libertario e precisa di non aver mai usato sostanze stupefacenti. «Quando ho mal di testa non prendo neppure un’aspirina, bevo un bicchiere d’acqua», ha detto alla Jewish Telegraphic Agency. Ottenere la marijuana terapeutica per tutti rappresenta anche una sfida personale. La moglie di Feiglin è affetta dal morbo di Parkinson e ne fa uso a casa. «Ho visto i benefici, la aiuta. Le leggi attuali impediscono ai malati come lei di stare meglio». 

 

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