Marco Pannella, una mosca cocchiera non un trascinatore

Giovanni Bertei ,La Spezia
La presenza di Marco Pannella sulla scena pubblica italiana è sempre ingombrante, spesso irritante, a volte stimolante. Insieme alle sceneggiate dei digiuni e delle rivelazioni scandalose che non rivelano niente di nuovo, il vecchio guitto ha anche offerto, negli anni, qualche utile motivo di riflessione e di discussione. Non si tratta d’avere indulgenza per le mattane provocatorie di cui Pannella ha costellato il suo percorso politico. Si tratta soltanto di accreditargli, fra tanti eccessi clowneschi, alcune contestabili
ma disinteressate battaglie civili.
Siamo in presenza d’un personaggio che il narcisismo esibizionistico rende sgradevole. Mia non del distruttore che lei, caro Pertei, descrive addebitandogli immani guasti materiali, morali, sociali, facendone uno tsuniami umano, uno che non sfigura nel confronto con Attila. Molte cose che Pannella ha predicato e continua a predicare sono sciocchezze illegali o utopie devastanti. Dobbiamo tuttavia mantenere il senso
delle proporzioni.
La gente non divorzia poiche l’ha voluto Pannella. Se il sentimento della famiglia è in declino non si può farne colpa a lui. Fenomeni di costume analoghi a quelli italiani si sono verificati in tutti i Paesi avanzati, e non a tutti e capitato in sorte d’avere un Marco Pannella. Il divorzio e l’aborto sono stati voluti dagli italiani con la proceduradeoocratica del referendum. Questo per dire che il tonitruante eversore ha avuto, nell’evoluzione della vita italiana, un ruolo di mosca cocchiera più che un ruolo di trascinatore.
Men che meno credo, vedendolo giggioneggiare con confessioni intinse delle quali non importa nulla a nessuno a una sua attuale influenza importante. I trasgressori in azione, se hanno ascolto, esigono attenzione.
I trasgressori in pensione meritano indulgenza. Mi pare che indubbio che Pannella appartiene ormai alla seconda categoria.
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