Marco l’acrobata della Giustizia crede ancora allo «spirito del ‘94»

Dalla Rassegna stampa

Il signor Hood in soccorso del Cavaliere. Sì, proprio quel "galantuomo" di Marco Pannella, eroe eponimo del canto degregoriano, dal suo «canestro pieno di parole» tira fuori il «dialogo», e ne rilancia il metodo e il merito nel situazionismo acrobatico di una nuova giravolta che lo porterà, probabilmente domani, a Palazzo Grazioli, faccia a faccia con il premier.
 
 La missione della quale il mattatore delle campagne referendarie sull’aborto e sul divorzio si fa carico non riguarda stavolta i diritti civili ma «il dovere», sempre civile, beninteso, di «aiutare le istituzioni a portare più avanti possibile la legislatura». Se il suo ex pupillo Daniele Capezzone, transfuga verso il Pdl, fu inseguito dall’accusa di voler «inciuciare» con Berlusconi, il vecchio leone radicale non si fa problemi ad incontrare il premier e a gettare sul tavolo dell’intesa il pugno di deputati eletti con il Pd che rafforzerebbero il governo nei numeri, o almeno servirebbero nella vulgata pannelliana «a tenerlo per le palle». Per il Cavaliere, qualche mese fa mentre infuriavano le polemiche sulla compravendita dei parlamentari e sul mercato di voti, disse di essere pronto anche «a fare da escort». Oggi, invece, che lo iconizza come «puttaniere», preferendolo comunque al «casto Formigoni», lo invita a recuperare «lo spirito del ‘94». Lo smalto libertario, il profilo turboliberista. La promessa di una rivoluzione liberale. «Non posti di governo, ma cose concrete», chiede Pannella in nome della retorica feticcio sulle degenerazioni del regime partitocratico.
 
 Non si fida, invece, Emma Bonino, vicepresidente del Senato, più realista del re quando dice che il Cavaliere non è più in grado di gestire il rilancio dell’iniziativa politica: «Non l’ha fatto finora, non vedo perché dovrebbe iniziare adesso», la pasionaria radicale «capisce Marco» sul no alle elezioni anticipate e al Cln antiberlusconiano («una sciagura peggio dell’altra») ma non si adegua: «Nel futuro uno continua ad essere ciò che è stato nel passato, quindi il governo Berlusconi continuerà a dipendere dalla Lega che su sicurezza e giustizia ha un’impostazione antitetica rispetto a noi». Bonino sembra chiudere la porta a qualsiasi accordo e sostiene la necessità di una politica diversa su integrazione e immigrazione.
 
 Al netto delle differenze di tono, e delle sfumature diverse che contrappongono la vicepresidente del Senato e Pannella, all’interno della galassia radicale, non si minacciano fratture ma si discute con fervore sui temi. La riforma elettorale maggioritaria, la riforma della giustizia e delle carceri, il pacchetto di liberalizzazioni. «Mission impossibile», per Benedetto Della Vedova, ex radicale, che dai riformatori salmonati ha risalito la corrente libertaria per approdare in Fli, il governo non ce la fa a recuperare l’antica speranza di un’Italia più liberale. «Il tempo a disposizione di Berlusconi è scaduto - prosegue il deputato futurista - è inutile stare qui a parlare di argomenti di 17 anni fa, dalla riduzione delle tasse alle liberalizzazioni. La scommessa è persa». Eppure se Berlusconi andasse in Parlamento a presentare una riforma organica della giustizia con la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, l’obbligatorietà dell’azione penale, Della Vedova assicura di essere pronto a votarla: «Ma non accadrà, e infatti, adesso si discute di processo breve».
 
Per Rita Bernardini, deputata e responsabile giustizia, «non è di quello che gli italiani hanno bisogno ma di un impegno da parte del governo sulla durata dei processi e sulla situazione delle carceri».

Dopo aver incontrato, con Pannella, il ministro della giustizia Alfano, tiene aperto il fronte delle riforme. «Come opposizione siamo riusciti a far approvare mozioni che impegnano il governo a mettere mano alla giustizia», spiega la parlamentare radicale che, a differenza di Bonino, dice: «Mi fido di Pannella». E se qualcuno prova a farle notare che la svolta pannelliana ha disorientato simpatizzanti e militanti storici, nonché molti dirigenti del Pd, nelle cui liste i radicali sono stati eletti, fa appello alla «tradizione laica» del confronto, per concludere che «si dialoga con tutti», con Berlusconi, certo, come «con Fini e Bersani». Anche se Emma Bonino avverte: «Consiglierei prudenza a chi grida ai tradimenti, è già stato fatto prima del 14 dicembre e poi i voti decisivi sono arrivati da qualche transfuga dell’Idv e del Pd, non da noi». Intanto la palla adesso ce l’ha Pannella, il signor Hood, anche se il suo nome per Bersani, è Spina di Pesce. Il segretario del Pd un anno fa chiamava i Radicali ad essere protagonisti nella costruzione dell’alternativa, adesso se li trova al tavolo con Berlusconi. Dall’essere «la gamba laica e liberale» del Pd a un possibile governo che vada bene a Pannella e non dispiaccia alla Chiesa. Come tenere insieme il diavolo e l’acquasanta. Ci vorrebbe un miracolo, altro che spirito del ‘94.

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