La marcia dell'uomo normale

Dalla Rassegna stampa

«Il cambiamento è in marcia, e lo rappresento io. Nulla ci fermerà» Eccolo l’uomo «normale», che dopo più di trent’anni di politica è a un passo dal traguardo più importante.

«Monsieur Royal», altrimenti conosciuto come «labrador diMitterrand», «marshmallow», «portatore di pizze a domicilio», «burocrate» o peggio «apparatchik», cioè funzionario sovietico. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe arrivato fin qua? È salito sul palco con piglio già presidenziale, fresco di camicia e tono grave come impone un giuramento piuttosto che una festa: «Sono il meglio piazzato per diventare il prossimo presidente della Repubblica» si spinge a dire quasi togliendosi un groppo dalla gola. E poi: «Sarkozy punterà su tutte le leve della paura». Gli hanno buttato addosso fango per anni, ha subito sconfitte clamorose sul piano politico e personale, è sembrato troppe volte sul punto di crollare. Invece ha tenuto duro facendo della sua supposta «normalità» l’arma in più con la quale affrontare, e forse tra due settimane anche battere, l’iperpresidente Sarkozy. Ora, in privato, lo rivendica: «Tutti quelli che mi hanno fatto del male, in realtà mi hanno fatto del bene: mi hanno reso invulnerabile. E questa sera io sono ilcandidatoditutteleforzeche voglionochiudereunapaginae aprirne un’altra».

E invulnerabile lo è di certo forte del suo 28,5%, almeno qui nel palazzetto dello sport di Tulle, cittadina di quindicimila abitanti di cui è stato a lungo sindaco.Tantissimi i militanti rimasti fuori, e calorosi quelli che sono riusciti a prendere un posto nella piccola tribuna. Hanno tutti il vestito della festa, gli uomini la giacca di velluto le donne il foulard al collo, per celebrare una vittoria – anche se parziale - che mancava da troppo tempo. È la gente della Corrèze, alla quale più volte nel corso della carriera si è aggrappato Hollande per non scomparire. Sono lontanissimi i ricchi «della finanza» che Hollande nomina con malcelato disprezzo e che saranno i primi a essere colpiti se questo risultato verrà confermato al ballottaggio.

Hollande ha capito che «è adesso» - lo slogan della campagna che campeggia mastodontico dietro il podio - è solo metà del viaggio, forse un metro in più, ma non oltre. Sarkozy resta dietro, di poco più di un punto, ma per Martine Aubry, l’ex rivale di Hollande alle primarie e segretaria del Partito socialista è «un terribile segno di sfiducia». Hollande è preoccupato per quell’elettore su cinque che ha scelto il Front National e sa che Sarkozy è ancora capace di graffiare. Il risultato personale è buono, molto buono, quello della sinistra nel suo complesso, no. Anche se tutti i voti del Front de gauche finissero a chi può «fermare Sarkozy» come promesso ieri da Mélenchon, non si raggiungerebbe «quota 45%» che fino a poco prima della chiusura dei seggi, i vari analisti davano per fondamentale. Anzi a ben vedere, la somma delle sinistre prenderebbe tre punti in meno del 2007. La partita è ancora aperta.

Per questo nel suo primo discorso a urne chiuse Hollande si rivolge alla destra del Front National, dice di aver capito che il loro voto non è solo rabbia ma che rappresenta disoccupazione, sfiducia e scarsa speranza nel futuro: «Questa sera sono il candidato di tutte le forze che vogliono chiudere una pagina e aprirne un’altra». Il messaggio più importante però è per l’Europa: «Questa è un’elezione che peserà sul futuro dell’Europa, ecco perché il mondo ci sta guardando. Vogliamo un’Europa della crescitae dellavoro».

Scende dal palco e non resiste. Si fionda, sfinito,sui suoi elettori.I militanti, anzi, i suoi concittadini lo chiamano, lui non si sottrae. Per tutti ha ben più di una semplice stretta di mano. Bacia, abbraccia, scioglie la tensione che aveva al mattino in un sorriso che in pochi gliavevanovistofare.

La compagna, la giornalista Valérie Trierweiler, è stretta al suo fianco e già si comporta da première dame. Ségolène Royal, la ex, che pure appare nella tv alle sue spalle mentre commenta il voto su «Tf1», non potrebbe essere più lontana. Sia per il privato, sia soprattutto per lo “spread” tra quel partito socialista del 2007 fermo al 25,87% e il suo 28,5%. François Hollande è scaramantico, il giorno della domenica elettorale ripete sempre le stesse cose: visita i seggi secondo un preordinato ordine, poi si reca al seggio e chiude la mattinata al ristorante dell’hotel centrale dove chiede sempre lo stesso menu: asparagi croccanti e filetto à la corrèzienne. Anche stavolta ha seguito il suo rituale ma ha voluto riservare la sua prima dichiarazione post voto ai militanti chel’hanno sostenuto e votato per una vita.

Solo al termine di questo piccolo bagno di folla può tornare a Parigi e ambire alla poltrona di colui che l’ha spinto a buttarsi nella mischia, sfidando a soli ventisei anni il potente Jacques Chirac. Quel François Mitterrand che resta l’ultimo presidente socialista all’Eliseo, ormai 17 anni fa, e che, anche lui, veniva spesso deriso. «Prima che diventasse presidente – ricorda Hollande - si diceva che era mal vestito, vecchio, arcaico, che non sapeva nulla di economia. Ma il giorno che è stato eletto, Mitterrand è stato chiamato a rappresentare la Francia e da allora tutto è cambiato». Come spera possa succedere ancora il 6maggio.

Sull'aereo che portava candidato e giornalisti a casa solo uno sparuto pool del team di Hollande ne ha approfittato per un'ennesima riunione di lavoro. Erano ovviamente gli esperti dei numeri al lavoro. Secondo i sondaggi infatti mentre l'83% degli elettori di Mélenchon voterà per Hollande al secondo turno, solo il 48% degli estremisti di destra che ha votato Le Pen si turerà il naso per Sarkozy. Al centro invece, il nove per cento di Bayrou si divide equamente : 30% hollande, 30% Sarkozy, 30% indeciso. Saranno loro, pare, a essere decisivi.

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