Marò: «Siamo militari, l’accusa di terrorismo ci fa male»

La parola ai marò. «È un’accusa che ci fa molto male non solo come militari, ma anche come genitori e uomini». Così Massimiliano Latorre, rispondendo su Rainews24 a una domanda sulla possibile applicazione di una legge antiterrorismo al loro caso. «Come militare professionista italiano che combatte la pirateria - ha aggiunto in un incontro con i giornalisti a New Delhi - questo mi rammarica molto». «Ci dispiace per la perdita di due vite umane, ma non ci sentiamo assolutamente responsabili», aggiunge il fuciliere di Marina Salvatore Girone riferendosi alla morte di due pescatori indiani il 15 febbraio 2012.
Orgoglio e difesa
«È un dispiacere umano - ha concluso il marò - ma siamo innocenti». «Noi siamo cresciuti in due città, Taranto e Bari, che si affacciano sul mare - proseguono i due fucilieri della Marina - dove una delle principali attività è la pesca: conosciamo i pescatori, siamo pescatori noi stessi. Come militari, come uomini e padri di famiglia siamo molto dispiaciuti per la morte dei due pescatori indiani, ma non siamo responsabili». Il sostegno degli italiani «c’è stato fin dall’inizio, ma ora è incontenibile» rimarca Latorre. «Quando vogliamo sappiamo essere uniti», ha aggiunto il fuciliere di Marina ricordando anche il supporto e l’impegno del presidente Giorgio Napolitano. «È una grande gioia avere il suo pensiero quotidiano - ha sottolineato a proposito del capo dello Stato - -e come militari ne siamo riconoscenti». «Ci manca anche, e molto, la nostra vita di tutti i giorni, la vita militare, l’alza bandiera, gli addestramenti, il volo in elicottero». E «questa non è la nostra vita», dice Girone. «Noi siamo addestrati per proteggere, sappiamo come comportarci, abbiamo le stellette, eravamo in missione antipirateria. E siamo innocenti, non terroristi». Rispondendo ad un’altra domanda, Latorre ha anche ringraziato il ministro della Difesa Mario Mauro «per il fatto che sottolinea costantemente la nostra innocenza». Ai microfoni di Sky News 24, Massimiliano Latorre ha raccontato che in una delle infinite tappe burocratiche della loro odissea, in un ufficio indiano in cui i due trascorsero molte ore, «alla fine siamo stati avvicinati e abbiamo avuto grandi gesti di affetto: ci hanno offerto il tè e i pasticcini». «Mi chiedo», ha aggiunto il marò, «come facciano ad avere questi gesti» quando il governo indiano si muove diversamente, «ma credo che il nostro comportamento e la nostra rettitudine spieghino tutto: gli indiani si dispiacevano per la situazione in cui ci troviamo». Salvatore Girone ha osservato che «in India c’é tanta gente che vorrebbe conoscere il nostro caso e non si spiega il perché di questa vicenda; e molta gente vorrebbe che, così come è sempre stato, tra le due nazioni ci fosse un dialogo e rispetto reciproco».
Lettaera a 162 Paesi
In base alla sentenza della Corte Suprema indiana sui marò, prevista per lunedì prossimo, «prenderemo delle decisioni come squadra, presieduta dal presidente del Consiglio, che saranno seguite da tutti»: «Bisogna agire in modo coerente e disciplinato con messaggi unici». Così la ministra degli Esteri Emma Bonino sulle dichiarazioni del collega della Difesa Mario Mauro che ha minacciato il ritiro dell’Italia dalle missioni internazionali antipirateria nel caso in cui Latorre e Girone non dovessero fare ritorno in patria «con pieno onore». «Bisogna andare avanti come una squadra - ha esortato la titolare della Farnesina - in modo coerente e disciplinato, con messaggi unici, perché questo ci ha già consentito di avere una solidarietà sia dell’Europa che degli Stati Uniti, il che non era affatto scontato, perché i rapporti con l’India sono profondi per molti Paesi». «Fino a poco fa ha aggiunto Bonino - si parlava solo di rapporti bilaterali (con l’India, ndr), sperando che andassero a buon fine. Credo che questa solidarietà sia molto importante e mi auguro che faccia riflettere le autorità indiane». I due marò «non sono né terroristi né dei pirati», insiste la ministra degli Esteri. All’Italia non basta essere certa che Latorre e Girone non rischino la pena di morte: accettare un processo con un’accusa formulata in base al Sua Act, la legge indiana antiterrorismo e antipirateria, significa far passare che i due fucilieri della Marina sono terroristi o pirati. E questo per il governo italiano è inammissibile, spiega lo staff della titolare della Farnesina a microfoni e registratori spenti. I presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre, e della Camera, Fabrizio Cicchitto ed Elio Vito, hanno inviato una lettera a tutti i presidenti dei 162 Paesi aderenti all’Unione Interparlamentare (Uip) sulla vicenda dei marò, denunciando il comportamento tenuto dalle autorità indiane e sottolineando il rischio che possa «costituire un pericoloso precedente di incertezza giuridica che mina alla radice le operazioni di contrasto al fenomeno della pirateria e, più in generale, l’azione della comunità internazionale a sostegno della pace e della sicurezza».
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