Manifesto selvaggio, un altro condono

Nel mucchio delle leggi inutili messe pubblicamente al rogo da Roberto Calderoli ne manca una: quella che dovrebbe sanzionare i partiti per l’affissione abusiva dei manifesti. Tanto inutile da aver costretto i poveri parlamentari, destra o sinistra in questo caso non conta, a rimediare approvando l’ennesimo condono infilato come emendamento al milleproroghe. Stavolta ci hanno pensato Mario Gasbarri del Pd e Francesco Casoli del Pdl: mille euro per ogni lista e passa la paura. Ma va avanti in questo modo dal 1996, quando venne approvata la prima sanatoria. Poi un’altra nel 2001. Quindi la terza, nel 2005. La quarta, nel 2008, La quinta, nel 2010. E finalmente la sesta, nel 2011. Con somma gioia, immaginiamo, dei cittadini e delle amministrazioni comunali. Perché mentre addizionali, tasse locali e tariffe aumentavano come la panna montata, i politici, dopo aver graziosamente imbrattato i muri delle loro case fino all’inverosimile, scampavano a multe salatissime grazie ai condoni. E senza quei grilli parlanti dei radicali, che si sono ostinatamente opposti ogni volta, tutto sarebbe avvenuto senza neppure il fastidioso ronzio delle polemiche. Il loro segretario Mario Staderini calcola che ogni sanatoria abbia fatto risparmiare ai partiti fra 80 e l00 milioni l’anno, per un totale di 1,2 miliardi dal 1996 a oggi. Somma che sarebbe salita a 1,7 miliardi considerando anche le comunali. Alla faccia dei contribuenti. A questo punto non sarebbe davvero il caso di abolirla, quella legge resa ormai inutilissima dalle raffiche di condoni? Non fosse altro, per decenza. Ammesso che questa parola, ma non ne siamo affatto sicuri, abbia ancora un senso.
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