Le mani in tasca

Dalla Rassegna stampa

Il cardinale di Napoli sentenziò che san Gennaro è più forte del virus, quello di Milano invece pensa che non bisogna mettere sant´Ambrogio alla prova. Dunque a Napoli i fedeli possono scambiarsi il segno di pace stringendosi la mano mentre nel Duomo di Milano è un segno di pace non stringersi la mano. Anche la paura dell´influenza ci ricorda che l´Italia è divisa in due, l´illuminismo al Nord e la superstizione al Sud o, se preferite, l´ardore partenopeo contro il laicismo meneghino.
Ebbene c´è qualcosa di comico e di commovente in entrambe le decisioni, a Milano, a Napoli, e anche in Ucraina. Per esempio, non si capisce se sia ragione o scaramanzia indossare la mascherina durante un partita di calcio come è avvenuto ieri sera a Kiev. E´ infatti vero che un pezzo di stoffa sul viso contro una pandemia vale quanto san Gennaro: cioè niente. Insomma mettersi la mascherina per fermare il contagio è come fare le corna.
Ma è anche sicuro che se davvero a Napoli si avverassero le più catastrofiche previsioni dell´Istituto Mondiale della Sanità, il primo a farne le spese sarebbe proprio san Gennaro che è sicuramente il più adorato dei santi italiani ma è anche il più bersagliato di facezie e di improperi. E quando non fa il suo dovere la plebe lo apostrofa e lo bestemmia. Cominciano con il chiamarlo ‘faccia gialluta´, gli chiedono ‘stai arraggiato? ´ o ‘stai nervoso? ´ e una volta –raccontò Matilde Serao – fu persino destituito ufficialmente da patrono della città.
Pure l´illuminismo milanese però, contro l´influenza, finisce in plebe con quel suo forte sapore di peste manzoniana e di untori, ma anche di saluto romano che – è bene ricordarlo – nacque in opposizione alla stretta di mano, considerata poco igienica dopo la pandemia più violenta che la storia ricordi, quella ‘spagnola´ del 1918 che uccise più di 40 milioni di persone, un numero maggiore dei morti della prima guerra mondiale.
Come si sa, la virologia è una delle branche più incerte e barcollanti della medicina e la parola influenza è di derivazione astrologica. Rimanda alle origini magiche dell´astronomia e della scienza in genere. Più precisamente per influenza si intendeva il potere degli astri di determinare il destino degli uomini ed era sempre un influsso maligno, come una misteriosa malattia appunto, legata a un agente patogeno che, allora come oggi, è imprevedibile, imprendibile, inqualificabile. E difatti, benché l´influenza sia una malattia conosciuta e studiata sin dall´antichità più remota, il mondo ancora non sa come difendersi da questa ‘magia nera ‘ che si trasmette per contagio.
D´altra parte l´influenza non è una malattia immaginaria e dunque non è assimilabile alle paure millenaristiche e alle tante, ricorrenti mode catastrofiste. Nella memoria dell´uomo è il male che si sparge dappertutto, così ordinario che solitamente se ne ride e tuttavia ben più resistente del grande male, del flagello pestilenziale o di quello colerico che sono stati invece affrontati e sostanzialmente vinti dall´umanità. Rispetto a quelli l´influenza è la potenza del piccino, la carica dei moscerini che se ne infischiano della forza di Ercole, è quel che Joyce chiamava «il morso della pecora». E infatti nessuno ha mai dedicato all´influenza e alle sue vittime i romanzi che sono stati dedicati alla peste, alla malaria, alla tisi, alla cirrosi epatica... e anche all´Aids. La morte per influenza è la morte povera, che nessuno immagina per sé, sorprendente quanto una sciocchezza. Non ha poeti né scrittori ma solo stregoni e scaramanzia superstiziosa che nell´Italia dei tarantolati, di padre Pio, delle Madonne che piangono, dei monatti, delle unzioni politiche e di classe, è superstizione cattolica e conta più della vaccinazione, più della chiusura delle scuole, più della medicina. Ecco perché, alla fine, è superstizione sia togliere e sia aumentare la benedizione nelle tante, nelle troppe acquasantiere d´Italia.

© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK