I mangiapreti

Dalla Rassegna stampa

E quando comincia a serpeggiare la voce - la tentazione? - di far pagare anche l'Imu alle scuole cattoliche che la Chiesa - laici e religiosi - smettono di offrire l'altra guancia alla lunga offensiva del fronte trasversale laicista. "C'è un limite a tutto" devono aver pensato le gerarchie, laici e religiosi impegnati nel terzo settore.

Esasperati dall'escalation della campagna anticlericale innescatasi sul sempre vivo fiume del risentimento anticattolico che i radicali italiani sono da anni impegnati, con zelo religioso, a tener vivo ma che taglia trasversalmente destra e sinistra italiane.

E così quando si comincia a parlare di tassazione sugli immobili anche per le scuole cattoliche arrivano le reazioni di responsabili di importanti congregazioni - i salesiani in primis. In caso di introduzione dell'imu dicono chiaro e tondo - verrà distrutto il sistema dell'istruzione paritaria cattolica . E chiaro che si tratterebbe di un colpo micidiale alla qualità della scuola italiana, un fatto dagli effetti sociali devastanti. Si pensi solo che cosa vorrebbe dire per molte famiglie la chiusura o un'impennata verticale delle rette di asili nido e scuole materne e cosa questo significhi in termini di ricasco sui già popolatissimi asili nido pubblici.

Il governo si rende conto che la situazione ha preso la mano e cerca di correggere il tiro. E così arrivano prima le rassicurazioni - per la verità abbastanza generi- di Riccardo Paradisi che e confuse - del ministro del- servizio di supplenza e di eccello sviluppo economico Corrado lenza a tutti i livelli. Non solo; Passera: «Il governo farà molta attenzione nel rendere operativa la decisione di estendere la tassazione immobiliare alla Chiesa». Poi quelle più precise del sottosegretario all'Economia Polillo: «Se la retta alla scuola parificata serve a sostenere i costi di gestione non si può considerare attività commerciale». Quindi, buon ultimo, il chiarimento definitivo del premier Monti: «Le scuole esenti sono quelle che svolgono la propria attività in modo concretamente non commerciale». Un pleonasmo, considerando che i proventi delle rette non servono alle scuole cattoliche per attività commerciali ma a solo a mantenersi, ma utile a mettere fine a un'escalation assurda di demagogia.

Un piccolo passo verso il buon senso in mezzo a un diluvio di disinformatia che unisce trasversalmente destra e sinistra, unite nella tentazione di stornare sulla Chiesa il disagio e il risentimento sociale diffuso. Col paradosso di colpire il principale ente caritatevole attivo nel territorio.

Che l'Imu alle scuole pubbliche non statali cattoliche fosse una follia lo aveva capito subito del resto anche un esponente del fronte laico come il senatore e coordinatore delle commissioni economiche per il Pd Paolo Giaretta: «Un provvedimento sbagliato - spiegava - trattandosi di Istituti che, proprio perché parificati, hanno una serie di obblighi e di vincoli».

Proprio perché parificati infatti gli istituti cattolici svolgono un garantiscono una libertà e una pluralità di insegnamento in Italia sempre osteggiata e frenata. Nemmeno con i governi di centrodestra le scuole parificate sono riuscite ad avere pari dignità rispetto a quelle pubbliche e il buono scuola - proposta che nella legislatura 2001-2006 agitò per qualche tempo l'allora ministro dell'istruzione Letizia Moratti - rimase semplicemente una buona proposta.

Andrebbe peraltro ricordato che in tutta Europa le scuole non statali di ispirazione religiosa o laica sono finanziate dallo Stato in modi diversi; in Francia - per dire - lo stato paga gli stipendi agli insegnanti così da garantire la libertà di educazione, rendendola accessibile a tutti. E si dovrebbe sapere che in Italia queste scuole fanno risparmiare allo stato circa 8 miliardi di euro all'anno ricevendo in cambio sussidi miserabili. Ma il pregiudizio ideologico e la demagogia fuggono l'argomentazione razionale per confermare i propri pregiudizi.

Pregiudizi laicisti e anticlericali in questo caso che i radicali declinano con particolare aggressività. A parte le consuete performance tardopannelliane di Mario Staderini ossessionato dall'oro dei crocefissi - qualcuno gli spieghi che non sono ornamenti per la vanità di vescovi e cardinali - i radicali arrivano a punti di perfidia nella loro polemica: «La carità è una virtù teologale e gli uomini di fede dovrebbero reagire con vigore se divenisse materia legislativa.» Un discorso che per la nota filantropia radicale potrebbe essere reversibile rispetto ai contributi di milioni di euro legittimamente percepiti ogni anno da radio radicale, che offre un meritorio servizio pubblico, come del resto altre emittenti, tra cui per esempio Gr-parlamento.

Ma non ci sono solo i radicali schierati in questa battaglia laicista. Ci sono i venti deputati Pd capeggiati da Barbara Pollastrini - oltre naturalmente a Ignazio Marino - impegnati con particolare foga nell'assecondare uno dei filoni web più cliccati dalle frange lunatiche dell'indignazione permanente per Ici e Imu alla Chiesa. C'è il leader di Sel, Nichi Vendola, un altro "cattolico adulto" per cui la Chiesa deve pagare l'Imu perché è un fatto di decenza e corrisponde al principio evangelico "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio".

C'è Franca Rame nota attrice, moglie e vestale del nobel Dario Fo, anche lui firmatario dell'appello indetto da Micromega e dal suo direttore Paolo Flores d'Arcais, un altro che cita spesso il vangelo, impegnato nella promozione d'un suo saggio dove si afferma che Gesù Cristo non s'è mai proclamato il figlio di dio. E poco importa che sia stato proprio Gesù Cristo a dire"Chi vede me, vede il Padre" (Gv 14,9). Ma nella compagnia di giro dei radicalizzati c'è anche gente di minori pretese, qualche esponente laicista di Fli - come Aldo Di Biagio - e alcuni esponenti del Pdl: «Se per salvare il nostro Paese dal default s'impongono duri sacrifici a tutti penso sia giusto e doveroso chiederne anche alla Chiesa» afferma in un suo compitino Gabriella Giammanco del Pdl. Viviana Beccalossi, ex An nel Pdl propone addirittura un suo emendamento per far pagare l'Ici alla Chiesa: «Escluderei i luoghi di culto - chiarisce però bontà sua - quali Chiese ed oratori» E poi aggiunge: «Ho seri dubbi che l'emendamento passi perché in Italia nessuno s'azzarda a toccare la Chiesa». Qualcuno informi l'onorevole Beccalossi che in Italia venne varata nel 1865 la legge Ferraris. Legge che ha tolto personalità giuridica agli ordini religiosi, ha incamerato un terzo dell'asse ecclesiastico immobiliare nello Stato (attorno ai seicento milioni del tempo), ha soppresso circa venticinquemila enti ecclesiastici. Non è un motivo sufficiente per infangare il Risorgimento italiano, una pagina straordinaria della nostra storia unitaria, ma è uno dei motivi - tra gli altri - che spiegano perché esistono dei rapporti particolari tra la Chiesa e lo stato italiano. La storia non è acqua. Basterebbe conoscerla per capire il perché e il per come di tante cose.

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