Malessere dei radicali verso gli alleati L’attacco a D’Alema

«Complimenti Massimo D’Alema: hai ordinato e subito ti hanno risposto. Compagno Massimo sei potente, anche il Papa si pronuncia su una tua imbeccata». Marco Pannella, al nono Congresso dei Radicali a Chianciano, attacca l’ex ministro degli Esteri. Ma chiarisce: «Criticare D’Alema non è andare contro il Pd, dal quale non mi voglio staccare». Pannella è al ventottesimo giorno di sciopero della fame e al quarto della sete, un satyagraha per protestare contro la condanna a morte di Tarek Aziz.
Ma sono anche altre le «urgenze» radicali: Stato di diritto, anagrafe degli eletti e ripristino delle regole democratiche. Pannella parla di Silvio Berlusconi: «Sta andando verso il baratro, la forza di gravità lo sta portando al disastro finale». La situazione è grave: «Bisognerà salvarlo da piazzale Loreto». Ma è il Pd il centro del discorso. Molti radicali, a cominciare da Marco Cappato, sono insoddisfatti di quelle che Mario Staderini ha definito «pratiche antiradicali». Pannella chiarisce che non vuole la rottura con il Pd, «perché è una vita che ne stiamo parlando». Ma i motivi di insoddisfazione sono molti. Simboleggiati nella figura di D’Alema, criticato per aver chiesto «l’ingerenza della Chiesa, per ottenere una scomunica». E accusato di «inciucio»: «Massimo non è lo stesso nominato tre volte da Berlusconi? Ma lui è sopra tutto».
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