Il mago dei chirurghi finisce in manette: «Spillava soldi ai malati»

Dalla Rassegna stampa

Il dottore non c'è. In corsia, a Careggi, scorre il colore diverso, grigio un po' tetro e poco rassicurante, delle uniformi della Guardia di finanza.
Paolo Macchiarini, 53 anni, il «mago» della chirurgia, il primo a trapiantare una trachea senza donatore - l'aveva creata ex novo con le staminali -, l'uomo immortalato da Lancet come la «mente sempre a caccia di nuove scoperte», è in manette. Le accuse: tentata truffa aggravata e tentata concussione. Con lui è indagata una caposala.Chi sperava di ritrovare la vita grazie al suo bisturi dovrà aspettare. Sperando che il tempo non scorra troppo in fretta.Se n'era andato anni fa, Macchiarini, dall'Italia, un «cervello» in fuga che raccontava di aver lasciato Pisa «per non essere costretto al gioco delle raccomandazioni». All'estero fu osannato, in Spagna, negli Usa, in Gran Bretagna: per lui una sfilza di riconoscimenti per le tecniche sperimentali che utilizzava nei sui interventi.Tre anni fa decise di tornare. Era il marzo 2009, contratto a tempo nell'ospedale fiorentino. Con un curriculum in saccoccia da non starci: presidente della Hospital Clinic di Barcellona, professore di Chirurgia all'università della capitale catalana, ordinario all'Hannover Medical School in Germania, professore di Medicina rigenerativa al Karolinska Institute a Stoccolma, e ancora specializzato all'University of Alabama, in Usa, e all'università di Parigi Sud.Altro che luminare. Un «mostro». A cui adesso, i magistrati, contestano reati altrettanto «mostruosi». «Avrebbe indotto - secondo le accuse - i pazienti e i loro familiari a rivolgersi a strutture private esterne, in Italia e all'estero, dove prestava attività personalmente o con cui aveva comunque collegamenti». Tutto in nome dei quattrini. I suoi. I pm toscani, negli atti, sono pesanti: «Il chirurgo avrebbe approfittato delle condizioni psicologiche di particolare fragilità» dei malati, solitamente di tumore, e dei loro familiari per suggerire loro o il ricovero da lui in regime di libera professione o di rivolgersi a strutture private di sua fiducia». Ed entrano nel dettaglio: «In un'occasione, dopo aver proposto a un paziente affetto da carcinoma al polmone il ricovero e l'intervento in una clinica di Londra, Macchiarini falsamente rappresentava di svolgere l'attività di chirurgo in Italia solo a pagamento» consigliandogli di «sottoporsi a intervento chirurgico per l'asportazione del cancro in regime di libera professione e a corrispondere indebitamente la somma complessiva, giusta preventivo dell'azienda ospedaliera di Careggi, di 44.663 euro, di cui 25 mila a lui destinati a titolo di onorario».In altri casi avrebbe consigliato il ricovero in regime di libera professione dicendo ai familiari del paziente che era «l'unico modo per evitare che l'intervento fosse eseguito da un altro medico in servizio al reparto» o sostenendo che la lista d'attesa della struttura pubblica era di tre mesi mentre, in realtà, oscillavano fra i sette e i quindici giorni.Da parte sua il mago dei trapianti, sembra asettico come i suoi guanti in lattice. «È solo molto seccato di aver subito questa angheria ed è quasi pentito di essere tornato a lavorare in Italia», parla a nome suo l'avvocato Rosario Bevacqua. «Si tratta di fatti vecchi, del 2010 - spiega il legale - e le accuse si riferiscono solo a tentativi di reato. Questo provvedimento si poteva anche evitare».Sono però sei i casi illeciti che la Procura gli contesta. Il presidente della Regione sembra invece non aver dubbi. Nella difesa: «Macchiarini è indubbiamente un grande chirurgo. Mi auguro che possa riprendere quanto prima la sua attività professionale preziosa e per certi versi indispensabile».Un salvavite che secondo il gip «è uomo senza scrupoli».

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