La maggioranza c'è. Caliendo resta

Caliendo rimane al suo posto. Incassando l'astensione di Fini e Casini. Sbottano Idv e Pd, con nessuno stupore dell'Aula che li ascoltava nelle intenzioni di voto. "Non tutto è uguale", ha detto Benedetto Della Vedova, "non tutto è ugualmente censurabile, non tutto è ugualmente difendibile. Ogni caso fa storia a sé: il caso Caliendo è diverso dal caso Brancher, dal caso Cosentino, dal caso Scajola. Il collega Claudio Scajola si è dimesso da ministro senza aver nemmeno ricevuto un avviso di garanzia, ha fatto bene, era opportuno che lo facesse e quello che gli va riconosciuto. Noi ci asterremo", ha detto in Aula. "L'innocenza di Caliendo va difesa allo scoperto", ha replicato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, indirizzando le sue parole a Casini, Fini e Rutelli, "l'astensione non è una cosa giusta". Essere parte integrante di un'associazione segreta dedita ad alterare i corretti equilibri istituzionali e costituzionali. Di questo, ossia della violazione della legge Anselmi, è accusato il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo dalla procura di Roma che la settimana scorsa lo ha iscritto nel registro degli indagati. Una posizione, quella dell'ex magistrato da due anni vice del Guardasigilli Angelino Alfano, che gli inquirenti stanno passando al vaglio sulla base delle intercettazioni contenute nell'ordinanza di carcerazione di Pasquale Lombardi, ex giudice tributario che Caliendo conosce da 30 anni, del faccendiere Flavio Carboni e dell'ex assessore al comune di Napoli Arcangelo Martino, oltre che sui risultati degli interrogatori degli arrestati e degli altri indagati. Diverse le contestazioni mosse a Caliendo dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli. Assieme a Lombardi, Martino, Carboni, Dell'Utri e il capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arbibaldo Miller, il sottosegretario alla Giustizia era a casa Verdini, lo scorso 23 settembre, per un pranzo nel corso del quale si sarebbe deciso di avvicinare i giudici della Corte Costituzionale in vista dell'imminente decisione sul lodo Alfano. E ancora: Caliendo avrebbe contribuito a far nominare come presidente della Corte di Appello di Milano Alfonso Marra, al quale Lombardi si rivolse per far riammettere la lista di Roberto Formigoni esclusa dalle elezioni regionali. Sempre a Caliendo - come risulta dalle intercettazioni Lombardi sollecitò più volte l'avvio di un'ispezione ministeriale a Milano (che però non si fece) in favore di Formigoni. E continuando a spendere il nome di “Giacomino” (così Lombardi chiamava il sottosegretario) l'ex giudice tributario, presidente dell'associazione Centro studi giuridici per l'integrazione europea diritti e libertà fondata dallo stesso Caliendo, avvicinò il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone per il ricorso di Cosentino contro l'ordinanza di custodia cautelare per contiguità con la camorra, e provò a mettersi in contatto con il procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato così da ammorbidirlo sull'inchiesta che vedeva indagato Formigoni per reati ambientali. A tutte queste accuse Caliendo ha ribattuto punto per punto lo scorso 30 luglio, nel corso di un interrogatorio di 5 ore. A casa di Verdini restò solo mezz'ora e non sapeva che lì avrebbe trovato il faccendiere Carboni. "Fintanto che sono rimasto - ha spiegato - non si parlò di Lodo Alfano, tant'è che fu lombardi a telefonarmi successivamente per dirmi della possibilità di intervenire sui giudici della Consulta". Sollecitazione alla quale Caliendo sostiene di non aver dato seguito. Così come non fece nulla per assecondare la richiesta di ispezione ministeriale a Milano. Ammette, invece di aver espresso apertamente parere favorevole alla nomina di Marra, il cui curriculum preferibile a quello dell'altro candidato, Rordorf. Per il resto, nega di essersi prestato alle pressioni di Lombardi: "Mi sono reso conto che millantava. Millantava pure con i miei amici". L'unica cosa che si rimprovera il sottosegretario di cui Pd e Idv chiedono le dimissioni è "l'aver risposto al telefono a Lombardi" ma - dice - "era incensurato e lo da 30 anni".
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