Ma il sindaco non si arrende

Dalla Rassegna stampa

Proprio come Pannella, «sciopero della fame ad oltranza - ha ribadito il sindaco Emilio Romani - finché Vendola non verrà qui da noi» nell'Ospedale occupato dal primo cittadino e dalla sua giunta di centrodestra. Una protesta che vede, però, anche l'appoggio esterno del centrosinistra comunale, pronto ad autosospendersi dal Pd. Un ciclone che ruota principalmente attorno alla paventata soppressione di Pediatria e dell'Utic (Unità di terapia intensiva coronarica) nell'Ospedale cittadino che serve il più ampio comprensorio del Sudest barese.

Ieri il governatore ha rotto gli indugi invitando il sindaco a Bari per mercoledì, giorno in cui è anche previsto un sit-in (alle 15) sotto la Presidenza della Regione del Movimento «Per il Bene comune» e dagli stessi cittadini monopolitani.

Intanto un primo risultato il «sindaco condottiero» l'ha ottenuto. La riapertura ieri mattina del reparto di Pediatria di fatto soppresso dal Piano di riordino ospedaliero il 17 ottobre scorso, che l'aveva trasformato in Neonatologia e ridotto i posti letto. Sono quindi ritornati in reparto medici e paramedici, liberati dall'incubo della mobilità, ma soprattutto sono stati subito riattivati i 10 posti letto per bambini in età pediatrica. Ma all'accusa del governatore di aver creato un «clima di allarme ingiustificato» Romani risponde continuando lo sciopero della fame, l'occupazione dell'Ospedale, ma soprattutto rigetta al mittente le accuse di «strumentalizzazione politica pre-elettorale» oltre che di ricerca di «visibilità personale» e rilancia in questo duello a suon di comunicati, più snervante di una partita a scacchi.

«Se vuole avere la prova della mia strumentalizzazione - ribadisce il sindaco monopolitano - allora ridateci l'Utic e l'impegno per l'emodinamica e io non mi candido più alle elezioni». Romani brandisce la bozza di protocollo che vuole sottoporre al Governatore e preannuncia: «invocherò la Corte dei Conti per verificare se nel San Giacomo queste chiusure hanno anche provocato spreco di danaro pubblico».

 

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