Ma quello dei vescovi non è un dietrofront

Dalla Rassegna stampa

Adesso tutti diranno che i vescovi hanno fatto marcia indietro e dopo aver adoperato l'aborto in aiuto al centrodestra si sono accorti, anche per le prevedibili reazioni all'interno del mondo cattolico, di dover aggiustare il tiro. In realtà, com'era forse troppo sbrigativo lunedì tradurre il documento della Conferenza episcopale come uno schieramento tout court a favore di Berlusconi, e in particolare della Polverini, e contro la Bonino, lo è allo stesso modo interpretare come un ripensamento la lettera di ieri dei vescovi liguri, firmata peraltro dallo stesso cardinale Bagnasco che presiede la Cei e aveva sottoscritto la relazione antiabortista.
Il discorso semmai andrebbe capovolto. E cioè: in una campagna elettorale in cui per la prima volta tra i candidati governatori ce ne sono due che fanno riferimento a posizioni abortiste e in favore dell'eutanasia, i vescovi hanno o no diritto di rivolgersi ai cattolici per richiamarli a scegliere attentamente per chi votare? E possono farlo senza che questo necessariamente significhi schierare la chiesa accanto al centrodestra e al centrosinistra?
Da quando non c'è più la Dc - e sono ormai sedici anni di candidati cattolici, da tempo ce ne sono da ambedue le parti. L'Udc, il partito che più espressamente fa riferimento ai valori cattolici, è alleato secondo le situazioni con il Pd o il Pdl. Le due prese di posizione dei vescovi, sia quella antiabortista, sia quella che richiama anche altri valori quali il lavoro, la famiglia, la solidarietà anche con gli immigrati, possono dunque essere considerate rivolte, non solo ai cattolici - che comunque dovrebbero far sentire più forte la loro voce sui principi, specie in una campagna elettorale monopolizzata dal premier e fondata ormai solo su scambi di accuse reciproche -, ma anche a quei laici che, pur partendo da posizioni distanti e in qualche caso contrastanti con quelle di fede, vogliano comunque interessarsene, dialogando e se del caso assumendo impegni concreti.
Inoltre, prima di liquidare come infortuni politici le due uscite dei vescovi, occorre ricordare che poco più di un mese fa proprio la Cei intervenne con un documento
ufficiale per comunicare tutto il proprio sconforto di fronte a una classe politica, nel suo insieme, ridotta com'è ridotta quella italiana, e per sottolineare la necessità dell'avvento di una nuova generazione di uomini pubblici, più dediti all'impegno civile al servizio della società e meno a farsi gli affari propri.
 

© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK