Ma Polverini teme l'assist dei vescovi. "Sulla 194 perde"

Dalla Rassegna stampa

Persino Renata Polverini sa che non le conviene. Che cavalcare uno scontro laici-cattolici su aborto e altri cosiddetti valori non negoziabili rilanciati (salvo correzione di tiro) da monsignor Bagnasco è, di questi tempi, una lama a doppio taglio. Un'arma spuntata che finirebbe per alienarle più consensi di quanti non ne raccolga. «Portare la campagna elettorale su questo schema sarebbe politicamente sconveniente», spiega chi ha avuto modo di parlare con la ex leader sindacale. Sarebbe un boomerang, insomma. Un rischio più che un vantaggio: con buona pace per il duo Berlusconi-Ruini che ha tentato di riportare in auge il cosiddetto scontro tra laicisti e clericali.
Così, per il secondo giorno consecutivo, la candidata del Pdl alla guida della Regione Lazio ha preferito non cogliere lo spunto, lasciar cadere la palla alzatale (soprattutto in funzione anti Bonino) dalle gerarchie ecclesiastiche. «La Chiesa è una fonte talmente autorevole che non è possibile commentare quel che dice, perché si rischia di strumentalizzare parole così alte», si è limitata a spiegare ieri a Sky Tg24. Altrimenti tradotto, da chi ne conosce bene strategia e mosse: quella posizione c'è già la Chiesa a prenderla, influenzerà comunque quella fettina di voto cattolico che può, inutile e persino controproducente doppiarla.
Del resto, proprio seguendo questa filosofia, l'ex leader Ugl ha da tempo scelto una linea di buonsenso-destrorso-soft sui cosiddetti temi etici: proclamarsi genericamente a favore della vita e della famiglia; non dire mai cosa pensa personalmente della 194 salvo specificare - ieri - che «si tratta di una legge dello Stato» e che quindi «certamente Bagnasco non si riferiva a quella»; ribadire a ogni buon conto che lei si batte «in difesa delle donne». Il che, sia detto di sfuggita, va benissimo sia per chi voglia vedere nella Polverini una che si schiererebbe per non toccare la 194, sia per chi la immagina pronta a impedire la diffusione nella Regione Lazio della Ru486: in entrambi i casi «a difesa delle donne«, volendo.
Non c'era motivo dunque di sciupare questo profilo non divisivo («la mia parola chiave è normalità», è il suo mantra) per infilarsi in una diatriba sulla quale nemmeno Renato Mannheimer è disposto a scommettere. «Non credo che l'appello di Bagnasco sia determinante: l'elettorato cattolico è ormai molto frammentato», spiega infatti il presidente dell'Ispo. Un ragionamento che il finiano Benedetto Della Vedova cala nella politica: «Bisogna evitare il rischio di far passare tra gli elettori italiani l'idea che, se non la si pensa come il cardinal Bagnasco sull'aborto, non si può votare per il Pdl e i suoi candidati», dice.
Parole che la Polverini, se potesse, sottoscriverebbe in pieno. Che ci pensino i Gasparri e i Buttiglione, a stracciarsi le vesti pro valori non negoziabili: non è così che si può vincere, non ora e non qui.
Del resto, la sua valutazione coincide in più punti con le preoccupazioni espresse anche tra finiani e laici del Pdl. «Spingere la campagna elettorale verso lo scontro di civiltà finisce per ricompattare la sinistra», spiegano, «E bisogna anche stare attenti a non consegnare alla Bonino la palma dei diritti tout
court. Se alziamo una barricata e lasciamo intendere che chi non la pensa come i vescovi non è allineato, rischiamo di demotivare i nostri elettori». Peraltro, aggiungono, «ormai questo tipo di schema eccita soltanto tifoserie marginali: ma lo scontro laici-cattolici non sposta più nemmeno il voto delle suore»

© 2010 L'Unità. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK