Ma i partiti già guardano al dopo

Dalla Rassegna stampa

Anche se i bookmakers fino all'ultimo restano cauti, l'annuncio da parte della Fiom dello sciopero di due ore in vista della conclusione della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro è stato interpretato come una reazione preventiva alla possibilità che alla fine all'accordo si arrivi, e ci si arrivi anche con la firma della segretaria della Cgil Camusso, come ieri, nella giornata di vigilia, s'è augurato Monti. Il presidente del consiglio s'è riservato un intervento finale, per superare le ultime resistenze, ma il ministro Fornero ha ribadito che comunque il governo deciderà e che il tempo limite della decisione è fissato prima della partenza di Monti per l'Asia nel fine settimana.

È evidente che la conclusione del vertice di maggioranza di giovedì scorso, in cui i tre segretari della maggioranza si sono impegnati a sostenere la riforma del governo in Parlamento e a spingere le parti sociali all'accordo, ha influito. La posizione della Marcegaglia, presidente di Confindustria, che si appresta a passare la mano al suo successore, è considerata tattica, viste le circostanze, dal governo. Più caute sono le valutazioni sui sindacati, che ieri in un lungo vertice hanno cercato invano una posizione comune.

Politicamente, il quadro è più chiaro: Bersani tende a far apparire che è rassegnato all'intesa obtorto collo, in realtà non vede l'ora di superare il problema per dedicarsi agli altri argomenti toccati nel vertice di maggioranza. Sulla giustizia - e in particolare sulla trasformazione del reato di concussione - c'è un interesse congiunto dei partiti, e non solo di Berlusconi, che condividono un numero crescente di inchieste e di indagati di cui cercano di liberarsi prima della campagna elettorale del 2013. Non siamo al colpo di spugna, ma poco ci manca: la rimodulazione di gran parte dei processi, che si renderà necessaria con l'introduzione delle nuove figure di reato, cancellerà o sposterà verso la prescrizione gran parte delle cause aperte. Dopo di ciò resta la Rai, sulla quale il centrodestra sta alzando le barricate, e su cui invece Casini s'è avvicinato al segretario del Pd: se infatti al vertice s'è deciso che non devono più esserci materie intoccabili per il governo, è inevitabile che Bersani torni alla carica, puntando non solo al ricambio dei vertici della tv di Stato, ma anche a una ridefinizione della governance, al minimo con un potenziamento dei poteri del direttore generale.

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