Ma il nome nel simbolo fa capire molte cose

Bisogna dare atto a quelli di Generazione Italia di avere pubblicato con onestà un articolo («Una riflessione sul simbolo»), a firma di Adriano Falanga, finiano di Campania, palesemente ostile al nuovo simbolo di Fli. Com’è parso evidente dopo che il simbolo è stato divulgato, il nome Fini vi appare dominante. Questo a Falanga «non piace», perché «il nome Fini risuona di personalizzazione stile Idv o Pdl». L’osservazione è fondata. Usa da molti anni inserire nei simboli dei movimenti i nomi dei più popolari esponenti politici. II primo, sulla scorta dell’esempio francese (lista Giscard), era stato Marco Pannella. Poi, l’esplosione. Pier Ferdinando Casini ha più volte dichiarato di voler togliere il proprio nome dal simbolo del partito della nazione di cui da molti mesi annuncia la nascita. Antonio Di Pietro, fra polemiche interne, ha avuto l’avvertenza di annunciare una simile cancellazione, mai vista in concreto. Che il Pdl rinunci al nome Berlusconi è un fuor d’opera. La personalizzazione del simbolo, quindi, non avrebbe in sé alcun connotato negativo, se non fosse per il fatto che Fli nasce in diretta, primaria, pesante polemica con il berlusconismo. Quindi, commette in proprio un peccato del quale si accusano altri (ed è un errore). Fornisce argomenti agli ex amici. Conferma le ambizioni personali del presidente della Camera. Denuncia il personalismo dell’operazione scissionista. Mette remore a eventuali adesioni di chi possa trovare appetibili alcune proposte di Fli, ma non si senta di apprezzarne il capo. Insomma: un pasticcio del quale non si capisce perché Fini in prima persona non si sia reso conto. O forse si capisce benissimo.
© 2010 Italia Oggi. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU