Ma come osa?

Dalla Rassegna stampa

Il Renzi che chiede il voto a chi finora lo dava a Berlusconi è una anomalia o, se preferite, una primizia. In Italia cambiano più spesso partito i politici degli elettori. I quali piuttosto smettono di andare a votare, ma difficilmente sono disposti a saltare il fossato che divide la destra dalla sinistra. Conosco inglesi che hanno scelto prima la Thatcher e poi Blair, francesi passati dal socialismo a Sarkozy (e ritorno), case di americani in cui le biografie di Reagan e Clinton campeggiano affiancate. Invece in Italia la politica viene vissuta alla stregua dell’altro gioco dei maschi, il calcio. Piuttosto si diserta lo stadio, ma non ci si trasferirà mai nella curva degli avversari: al massimo in tribuna con un biglietto omaggio.

I politici hanno fomentato questa propensione. Il Pd ha descritto i fan di Berlusconi come trucidi e Berlusconi i fan del Pd addirittura come «coglioni». Uno scontro antropologico, favorito dal sistema maggioritario che ti spinge a votare non chi ti convince di più, ma chi ti fa meno paura. Così i due schieramenti hanno fatto a turno il pieno dei propri fedeli, ma non sono mai riusciti a governare in nome e per conto del Paese intero. Non credo che a questo giro Renzi ce la farà: i suoi compagni di partito, e persino il segretario del Pdl, hanno già cominciato a dire che quando uno di sinistra corteggia la destra significa che è di destra pure lui. Il clima da guerra civile ideologica che ha contraddistinto l’ultimo ventennio ha lasciato troppe ferite da lenire e troppi conti da regolare. Ma arriverà il giorno in cui anche in Italia le elezioni non saranno più un derby né un’ordalia, ma una scelta fra due modi diversi di fare le stesse cose.

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