Ma il caso Cucchi che fine ha fatto?

Dalla Rassegna stampa

Il Guardasigilli Angelo Alfano chiederà al Consiglio dei ministri lo stato d`emergenza per la situazione delle carceri e proporrà un piano straordinario per portarne la capacità a 80mila posti, oggi sono 66.000 e c`è una soglia di criticità insormontabile secondo i tecnici fissata a 68.000. Il piano di Alfano punta ad altri due obiettivi. Nel provvedimento ci saranno anche «norme di accompagnamento che attenuino il sistema sanzionatorio per chi deve scontare un piccolissimo residuo di pena», e una politica del personale che prevede l`assunzione di duemila nuovi agenti di polizia penitenziaria, per «migliorare - ha detto il ministro - la condizione complessiva delle nostre carceri». Noi staremo alla lettera delle dichiarazioni del ministro Alfano, e dalla sua parte nella realizzazione di questo piano. Bisogna però ricordare che di un piano di edilizia carceraria si parla da alcuni decenni e che questo Governo ne ha cominciato a parlare a dicembre dell`anno scorso. Dunque, che non sia solo l`occupazione di uno spazio politico. Ma si passi ai fatti. In questi mesi, nella circostanza più delicata connessa all`emergenza carceri, il Governo non è stato tempestivo. Di fronte alla morte misteriosa e sospetta di Stefano Cucchi, arrestato dai Carabinieri, detenuto a Regina Coeli e deceduto all`ospedale Pertini di Roma, nessuno dei tre ministeri coinvolti (Difesa, Giustizia e Salute) ha scelto la via della trasparenza, eludendo la civile protesta della famiglia e anche lasciando cadere nel vuoto una lettera aperta al presidente del Consiglio firmata dal vicesegretario del Partito democratico, Enrico Letta. Una rinuncia a dare un segnale chiaro sulle condizioni della giustizia in Italia: giacché il cattivo funzionamento della giustizia non riguarda solo il rapporto tra poteri dello Stato, magistratura e classe dirigente politica, ma parte sin dalla base del meccanismo giudiziario, a volte sin dal fermo e nella fase della detenzione cautelare.

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