Ma adesso non si può tornare a votare

Da più parti, a sinistra, si levano voci per un ritorno anticipato alle urne. In questa situazione e nel quadro politico-economico che stiamo vivendo, sarebbe una sciagura. Anzi, è un'idiozia. È un gioco cieco e autolesionista, che punta a distruggere invece che a costruire. Il ritorno alle elezioni è una richiesta di regime assunta per posizione presa e non per sostenere una prospettiva politica e di governo.
Il voto anticipato, infatti, sarebbe una scelta contraria alla spinta riformatrice di cui il nostro Paese ha estremo e urgente bisogno. In altri termini, il voto anticipato bloccherebbe la Riforma, con la R maiuscola, cioè non soltanto quella necessaria in economia, ma anche la Riforma che riguarda le istituzioni e il sistema della giustizia. A tal proposito, per dare seguito alle recenti parole espresse dal presidente Giorgio Napolitano, in occasione del convegno sulla giustizia organizzato dai Radicali e tenutosi a fine luglio presso la sala Zuccari del Senato, molti cittadini e deputati ed esponenti di varie associazioni hanno aderito all'appello in cui si chiede urgentemente la convocazione straordinaria del Parlamento, al fine di discutere sulle immediate misure da intraprendere per risollevare le insostenibili condizioni del nostro sistema della giustizia e della conseguente appendice rappresentata dall'intera comunità carceraria. Per aderire all'iniziativa è sufficiente andare sul sito www.radicali.it e sottoscrivere il testo in cui, tra l'altro, per aiutare questa convocazione straordinaria del Parlamento, gli aderenti annunciano che "il giorno 14 agosto per 24 ore saremo in sciopero totale della fame e della sete anche per simboleggiare la fame e sete di legalità, giustizia e verità del popolo che abita il territorio italiano. In assenza di democrazia e diritto, infatti, è il popolo tutto a rischiare di soccombere". Insomma, è una iniziativa rivolta a tutti i cittadini democratici che credono nella Costituzione e nello Stato di Diritto. Con queste premesse, perciò, il ritorno alle urne rappresenterebbe davvero un salto nel buio. E poi, cosa che i fautori del voto anticipato non dicono, si tornerebbe alle elezioni con il "porcellum", cioè con l'attuale meccanismo verticista, partitocratico e anti-democratico connotato dalle liste bloccate. Ha ragione il sottosegretario Guido Crosetto quando ironizza sull'iniziativa referendaria di Nichi Vendola per il ritorno al "mattarellum", ma la questione sulla legge elettorale è molto seria, almeno quanto quella economica, perché riguarda in modo strutturale la nostra stessa democrazia e la visione che di essa si ha. Dai microfoni di Radio Radicale, Marco Pannella ricorda spesso che, per norma giurisprudenziale del Consiglio d'Europa, non si può andare a votare con una legge elettorale che sia entrata in vigore da meno di un anno.
Quindi, l'insistente richiesta di ritorno anticipato alle urne è un modo surrettizio per con- servare e proteggere l'attuale sistema di voto basato sui nominati dalle segreterie di partito.
Siamo in un regime partitocratico. È su questo punto che si dimostra quale sia, oggi, la differenza tra riformisti e riformatori: i primi propongono il ritorno al "mattarellum" con quote più o meno ampie di proporzionale, cioè mantenendo inalterato il sistema partitocratico; i secondi, invece, promuovono e sostengono una legge elettorale uninominale e maggioritaria sul modello anglosassone o americano o a doppio turno alla francese, con collegi piccoli.
Tutti gli altri, cioè coloro che ostacolano la riforma liberale dello Stato o vorrebbero il ritorno al proporzionale, sono anti-riformatori e si dividono in due categorie: ci sono i conservatori della partitocrazia, quelli cioè che lavorano per mantenere il "porcellum", e i reazionari della partitocrazia, cioè coloro che vorrebbero reintrodurre il proporzionale. Il Presidente Silvio Berlusconi con chi sta?
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