L'unico piano del Cav è criminale. Riguarda il sistema penitenziario

Dalla Rassegna stampa

Berlusconi ha sbandierato il suo Piano carceri ai quattro venti. Il responsabile del Dap, Franco Ionta, l’ha vagamente enunciato in commissione Giustizia alla Camera parlando della costruzione di 24 case circondariali. «Un nuovo modello Abruzzo, per creare 20mila posti in tre anni», ha specificato il ministro Angelino Alfano. Al momento, solo parole. Il progetto, tanto invocato, è infatti in alto mare. «Di cosa stiamo parlando?», si domanda la radicale Rita Bernardini che aggiunge: «Manca la copertura finanziaria pari a 1,3 miliardi di euro e la costruzione di nuovi istituti prevede tempi lunghi, non risolve l’emergenza attuale». La situazione è arrivata al collasso. I detenuti sono 65mila (superiori alla fase pre indulto), in spazi che potrebbero ospitarne 43mila.

Persino 4.000 in più secondo la situazione di emergenza prevista dal ministero della Giustizia. Gli immigrati rinchiusi sono 23.423, pari al 36,85 per cento del totale, con il sovraffollamento che riguarda 11 regioni. Solo quest’anno sono morte in carcere 100 persone, 35 delle quali per suicidio. «È evidente che ormai si evade così - aggiunge Bernardini - un’uscita silenziosa ». E il governo, stralciato il vecchio Piano sull’edilizia carceraria di Ionta (mai presentato in Consiglio dei ministri), punta adesso sulla costruzione di nuove case circondariali. Per fare ciò verranno dati superpoteri proprio al capo del Dap, sul rimpatrio dei detenuti stranieri e sul passaggio da galera ad arresti domiciliari per chi deve scontare l’ultimo anno della pena (riguarda 18mila persone).

«Sarebbe un buon provvedimento, si avallerebbero misure alternative di detenzione», afferma l’avvocato ed ex-parlamentare Giuliano Pisapia, il quale si dice convinto, però, che «alla fine questa norma non passerà». «L’esecutivo marcia in senso contrario - spiega -. Solo con il pacchetto sicurezza sono stati introdotti 6 nuovi reati e 14 aggravanti ». Anche sul rimpatrio, il giurista solleva dei dubbi ritenendolo «non attuabile». L’unica soluzione, per Antigone, è depenalizzare alcuni reati e abrogare le tre leggi che maggiormente creano carcerazione: la Cirielli sulla recidiva, la Fini-Giovanardi sulle droghe e la Bossi-Fini sull’immigrazione.

«La popolazione nelle celle continua a crescere, con tutte le relative valenze di pericolo e di trattamento», denunciano invece i sindacati degli agenti penitenziari costretti a lavorare in condizioni sempre peggiori (così come gli educatori e gli psicologi consulenti). Per Francesco Quinti della Fp Cgil sono in aumento gli attacchi al personale che ormai è «demotivato, stanco e malpagato». Gli uomini in servizio sono diminuiti di 5.000 unità, mentre i detenuti crescono di almeno 800 al mese. «Al di là dell’approvazione e della successiva fase organizzativa ed edificatrice, il Piano carceri esplicherà i suoi effetti tra non meno di due anni.

Nel frattempo occorre ragionare e confrontarsi sull’immediato», sentenzia Eugenio Sarno della Uil Pa che sottolinea come circa 800 agenti sfuggano alla gestione ordinaria essendo impiegati in imprecisati compiti in varie strutture: «L’immobilismo e la mancanza di risposte da parte dell’amministrazione penitenziaria - continua - alimenta depressione, rabbia, frustrazione e demotivazione». Tanto che da Asti a Bologna, da Sulmona a Lecce, da Ferrara a Rieti, da Modena a Perugia, da Lanciano a Trapani è tutto un fiorire di manifestazioni di protesta. Contro il governo. Leo Beneduci, segretario dell’Osapp, elenca tutti i suoi fallimenti: «La sperimentazione del braccialetto elettronico, il riallineamento delle carriere, gli aumenti di stipendio negati dal ministro Brunetta, gli straordinari mai veramente garantiti». E aggiunge che «per il momento sono disponibili soltanto 350 milioni di euro, 150 dei quali della Cassa depositi e prestiti».

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