L'ultimo escamotage di Maroni

La storia di questi 4 referendum ha mostrato fino all'ultimo lo stato confusionale di molte importanti istituzioni del paese. Si è cominciato con il governo che modifica la legge sottoposta a referendum per evitare il voto. Berlusconi rivendica l'imbroglio con spudoratezza tale da irritare la Cassazione che, contrariamente alle previsioni dei principali giuristi di sinistra, dà ragione al ricorso dei referendari.
Il contro-ricorso governativo arriva alla Consulta e il presidente appena eletto dice alla stampa «Penso che lo respingeremo». Avete mai visto un giudice prima del processo dire ai giornalisti «Penso che lo assolveremo»? No, perché sarebbe immediatamente ricusato. Eppure è andata così.
L'apoteosi si è raggiunta ieri quando a urne ancora aperte il ministro dell'Interno, ha annunciato alla stampa il raggiungimento del quorum sulla base di proiezioni del Viminale, neanche fosse Piepoli. Peggio, è un po' come se il presidente della Consob, con la Borsa aperta dicesse: «Dai miei calcoli risulta che quel titolo chiuderà a + 3». Intanto il premier intratteneva i giornalisti annunciando le misure che il governo avrebbe preso dopo il voto... che i cittadini stavano ancora dando in quel momento. A questo punto qualcuno ha pensato di interpellare perfino il presidente della Repubblica che ha risposto con due parole: «Non parlo». L'unica persona seria, ma non basterà. Già immaginiamo il titolo del prossimo editoriale di Allam sul Giornale: «L'omertà di Napolitano».
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