L'ultima sfida dei radicali sull'eutanasia: “Pagheremo il viaggio in Svizzera ai malati”

Dalla Rassegna stampa

Nove anni dopo la morte di Piergiorgio Welby, gravemente malato e che ottenne il distacco del respiratore che lo teneva in vita, la storia si ripete, ma con un copione diverso: Dominique Velati, militante radicale e malata terminale, ha smesso di vivere, per sua volontà. Viveva a Borgomanero. Il suicidio assistito è avvenuto a Berna, in Svizzera. Ad aiutarla a realizzare il proprio progetto, fornendole anche un supporto economico per le spese di viaggio, anche in questo caso sono stati i radicali. L’esponente Marco Cappato si è autodenunciato ai Carabinieri per questo atto di «disobbedienza civile». 

IL MINISTRO LORENZIN  

Un atto così commentato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «Io penso che, e questo lo dico non tanto come ministro ma come persona, bisognerebbe aiutare queste persone a vivere e aiutarle a trovare nella vita, anche nella malattia, la propria dignità, la speranza. Spesso parliamo di persone abbandonate, sole, e questo forse è uno degli aspetti più tragici della malattia». 

LA VERSIONE DEI RADICALI  

Per i radicali, invece, il suicidio assistito, laddove vi siano i requisiti, è un diritto dei cittadini. Da qui l’atto di disobbedienza civile. Secondo gli articoli 579 e 580 del Codice penale, infatti, chi agevola l’esecuzione di un suicidio, in «qualsiasi modo», è punibile in Italia con la reclusione fino a 12 anni. L’obiettivo, ha spiegato Cappato in una conferenza stampa, «è richiamare il Parlamento ad assumersi le proprie responsabilità, mettendo in discussione la proposta di legge pro eutanasia da noi depositata già nel 2013». In attesa che ciò avvenga, Cappato ha annunciato la costituzione dell’associazione “Sos eutanasia”, con apposito conto presso una sede bancaria, che raccoglierà pubblicamente fondi ed aiuterà economicamente per le spese di viaggio i malati terminali che lo vorranno al fine di ottenere l’eutanasia in Svizzera. Un atto simbolico - dal momento che il costo per l’intero iter è di oltre 12mila euro - che si configura come reato: «Andremo avanti, aiutando quanti lo chiederanno, fino a quando non ci fermeranno o il Parlamento affronterà la questione del fine-vita», ha assicurato Cappato.

LA STORIA DI DOMINQUE  

La prima a ricevere questo tipo di assistenza è stata appunto Dominique che, in un video realizzato poco prima della sua partenza, spiega così la sua decisione: «Ho scelto di andare in Svizzera perché in Italia non c’è una legge sull’eutanasia. Il più grande freno sono gli stessi cittadini, che si autolimitano nell’affermare un proprio diritto. Non temo le critiche, ma se il mio gesto farà ragionare e pensare, ciò sarà positivo. Per questo ho reso pubblica la mia decisione». Nel video compare anche Emma Bonino che saluta Dominique: «La tua scelta libera e consapevole - le dice - è per noi un rinnovato impegno affinché la possibilità di morire in dignità possa diventare un diritto per tutti gli italiani». Parlano di «diritto» anche la segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, e Mina Welby: «Mio marito Piergiorgio - ha detto - voleva morire a casa sua, senza dover espatriare. Questa sua volontà e testimonianza è quella che intendo portare avanti». I Radicali si dicono dunque decisi a rompere il muro si di inerzia che `avvolge´ il tema eutanasia, anche con azioni politiche: «Presenteremo un’interrogazione parlamentare - ha annunciato la segretaria dei Radicali Rita Bernardini - per chiedere spiegazioni pure sul comportamento e la mancata azione delle forze dell’ordine».

© 2015 La Stampa (ed. online) - 21/12(2015. Tutti i diritti riservati

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