L'Ue disarma i generali: «Stop alle forniture»

La decisione è una, ma la scelta finale spetta ai singoli Paesi. I Ventotto si sono riuniti ieri a Bruxelles per concordare una risposta comune alle violenze in Egitto. L’ipotesi iniziale era quella di un blocco della cooperazione militare e di una revisione degli aiuti, poi la seconda opzione è caduta. Perché l’Unione Europea ha preferito mantenere una linea di forte sostegno, «senza ingerenza», alla popolazione egiziana (visto che gli aiuti al Paese hanno una valenza più sociale che economica), e anche perché un blocco di questo fondi avrebbe potuto rivelarsi ininfluente: i Paesi del Golfo, Arabia Saudita in testa (che appoggia l’attuale governo egiziano, avendo visto come il fumo negli occhi la salita al potere dei Fratelli, potenziale minaccia per la stabilità delle petromonarchie), si erano subito detti pronti a «compensare» i tagli occidentali (circa due miliardi di fondi, tra Usa e Ue, che di fatto "spariscono" al confronto dei 12 miliardi di dollari stanziati da Riad dopo il golpe del 3 luglio). Quindi, alla fine, i Ventotto hanno deciso per lo stop alle forniture militari. In pratica, verranno sospese tutte le licenze di esportazione verso l’Egitto di armi, equipaggiamenti e materiale per la sicurezza «che possano essere utili per la repressione». Così ha dichiarato alla fine del Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri Ue il capo della diplomazia europea Catherine Ashton. Pur precisando che, poi, spetterà ai singoli Stati l’attuazione sul campo. Quanto agli aiuti. Ashton ha precisato che verrà «rivista» l’assistenza finanziaria al Paese ma che «quella alle categorie più bisognose sarà mantenuta». Nelle dichiarazioni finali del vertice viene ribadita una «forte condanna per gli atti di terrorismo» e si considera che «le recenti operazioni condotte dalle forze di sicurezza sono state sproporzionate».
Ora la parola spetta ai singoli governi, che però sembrano orientati a seguire la direttiva comune. A partire dall’Italia, che aveva lanciato e fortemente sostenuto l’ipotesi di blocco delle forniture militari. Secondo la Bonino è comunque necessario anche un «ripensamento e un riposizionamento politico» su quanto sta avvenendo nel mondo arabo, soprattutto «alla luce dello scontro interno alla famiglia sunnita, che si aggiunge allo scontro tra sciiti e sunniti». Rispetto al problema, ha aggiunto il capo della Farnesina, non è che «l’Europa sia distratta»: è che nel mondo musulmano «i rapporti di forza sono cambiati» e vanno riconsiderati. Quanto alla situazione più interna all’Egitto, Bonino ha chiesto un’inchiesta sulle violenze che sia condotta da «organismi internazionali». Per quanto riguarda la scarcerazione dell’ex presidente Hosni Mubarak ha detto che i processi devono sempre basarsi solo sulle leggi. E a proposito dell’incriminazione (per «tradimento») dell’ex vice-presidente Mohammaed el-Baradei ha parlato di «ritorsione con accuse poco motivate».
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