Lucarelli, le Falkland e Orson Welles

La guerra delle Falkland, che contrappose nel 1982 inglesi e argentini in quelle isole australi popolate da fedeli sudditi di Sua Maestà e invase da Buenos Aires, non si è mai combattuta. Fu una sceneggiata, un film con migliaia di comparse, navi di legno che saltavano per aria, finte battaglie, finti morti, fintissimi feriti. E persino con Ricky Tognazzi nella parte di un marmittone argentino. Lo ha raccontato l’altra sera Carlo Lucarelli nella sua trasmissione «Almost true» su Raidue: un’inchiesta coi fiocchi, diciamo alla Oliver Stone, dietrologica quanto basta, credibilissima. Il titolo (che significa «quasi vero») svela di per sé che si tratta di narrazioni false, di «fake» come si dice nel linguaggio dei media e della rete; è un intelligente divertimento alle spalle del complottismo imperante.
Negli ultimi minuti, verso la mezza, gli autorevoli testimoni via via intervistati gettano la maschera e si rivelano per quel che sono: nell’occasione, attori. Nulla di quanto raccontato è vero: e il famoso gol di Maradona ai Mondiali del Messico contro l’Inghilterra, quattro anni più tardi, non fu il prezzo pagato ai sudamericani per saldare il debito, ma solo un gol fantastico. Peccato: sarebbe stato davvero esaltante se le cose fossero andate così. Nessuno si sarebbe fatto male, e il regime argentino sarebbe collassato ugualmente, anche se per effetto di una finta sconfitta. Lucarelli è credibile, dà l’impressione di prendere poco sul serio se stesso e molto quel che narra, ha quel filo di simpatica autoironia che suona come l’estremo omaggio alla verità. Seguendo la trasmissione, la tentazione di cascarci è irresistibile.
Quasi vero, d’accordo, ma dunque ci sarà almeno un po’ di vero? Se non si è uno specialista, il primo impulso è di controllare su Internet, come non potevano fare gli ascoltatori di Orson Welles, quando ventitreenne ideò «La guerra dei mondi», prima beffa radiofonica alla fine degli Anni Trenta, facendo credere agli ascoltatori che in America fossero sbarcati i marziani e scatenando scene di panico. Se non si è uno specialista, e tutti siamo specialisti di pochissimi argomenti, spesso di nessuno, la tentazione è di concedere almeno il beneficio del dubbio, soprattutto quando il falso ben confezionato conferma molti dei nostri sospetti sul mondo. Poi nella notte arrivano i titoli di coda, e torniamo alla realtà.
Buon per noi che siamo stati pazienti, abbiamo aspettato senza telefonare agli amici o controllare su Internet: dove, con tutta probabilità, saremmo riusciti a trovare qualcuno che ci confermava il grande complotto cinematografico. La tv è un mezzo di comunicazione ormai maturo, eppure riesce ancora a ingannarci, e bene: figuriamoci la rete, dove anche Lucarelli potrebbe essere un falso Lucarelli. Il fatto poi che qualcuno sogni di usarla pari pari anche per elezioni e confronto politico, in una parola per prendere decisioni condivise, apre scenari non proprio tranquillizzanti: per esempio un nuovo sbarco di (finti) marziani, e non certo alle Falkland.
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