L'outing di Marco Pannella

«Ho avuto tre; quattro uomini che ho amato molto». Marco Pannella, fondatore e leader storico dei radicali, si confessa al direttore del Tg5, Clemente Mimun. Una lunga intervista pubblicata su «Chi» oggi in edicola. Un outing totale quello di Giacinto detto Marco.
Una confessione lunga una vita. L’occasione gli 80 anni di Pannella festeggiati con centinaia di messaggi di auguri. Gli hanno dimostrato affetto: e stima i presidenti delle Camere, ma anche Franco Battiato: «Attraverso questa mail ti mando una parte del mio affetto», Albertazzi, Vasco Rossi e Platinette. Politici e gente comune. Affetto che Marco Pannella giustifica al suo intervistatore con semplicità. «II fatto è che io sono una persona comune e, dopo 60 anni di partitocrazia, la gente conserva un affetto profondo per chi propone cose ragionevoli».
Il fondatore dei radicali, il ribelle della politica racconta a «Chi» i suoi amori giovanili. A otto anni si innamorò di Adria, una bambina ebrea, sparita con la sua famiglia a causa delle persecuzioni. Si scopre un Pannella donnaiolo: «Alle medie baciavo un po’ tutte, ero grande e grosso. Ma il mio amore si chiamava Didi e con lei facevamo il ballo della mattonella». Clemente Mimun fa aprire il cuore del digiunatore incallito che però ammette «Quando mangio faccio sul serio». Passioni giovanili, ragazze che vanno-e vengono. Mai pensato al matrimonio? «Non mi sono mai sposato, ma arrivai alle pubblicazioni con Bianca, una ragazza che conobbi a Pavia. Però era troppo innamorata, pendeva dalle mie labbra, non poteva funzionare».
E sulla mancata paternità confida: «Con Mirella ci abbiamo riflettuto tanto ad avere un figlio. Ma io non ne ho mai avuto voglia. Anche se ho un forte dubbio su una ragazza che conobbi tanti anni fa, Gabriella. Chissà se non ci sia un cinquantenne in giro che mi somiglia fin troppo». «Sono legato da 40 anni a
Mirella (Paracchini, ndr), ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie». E a Mimun rivela il suo più profondo rimpianto. «Il mio vero rammarico è non avere capito quanto fossi importante per Pasolini, quanto ci e mi amasse. Lui descrisse il modo in cui cercò la morte, così come poi avvenne, e quando il mi informò del fatto, non mi sorpresi, era l’ultima stazione del suo Golgota, che purtroppo stava preparando da tempo».
Giacinto detto Marco, una criniera bianca come aureola, sigaretta in bocca e una mansarda piena di immagini sacre per esorcizzare lui mangiapreti.
Una confessione lunga una vita. L’occasione gli 80 anni di Pannella festeggiati con centinaia di messaggi di auguri. Gli hanno dimostrato affetto: e stima i presidenti delle Camere, ma anche Franco Battiato: «Attraverso questa mail ti mando una parte del mio affetto», Albertazzi, Vasco Rossi e Platinette. Politici e gente comune. Affetto che Marco Pannella giustifica al suo intervistatore con semplicità. «II fatto è che io sono una persona comune e, dopo 60 anni di partitocrazia, la gente conserva un affetto profondo per chi propone cose ragionevoli».
Il fondatore dei radicali, il ribelle della politica racconta a «Chi» i suoi amori giovanili. A otto anni si innamorò di Adria, una bambina ebrea, sparita con la sua famiglia a causa delle persecuzioni. Si scopre un Pannella donnaiolo: «Alle medie baciavo un po’ tutte, ero grande e grosso. Ma il mio amore si chiamava Didi e con lei facevamo il ballo della mattonella». Clemente Mimun fa aprire il cuore del digiunatore incallito che però ammette «Quando mangio faccio sul serio». Passioni giovanili, ragazze che vanno-e vengono. Mai pensato al matrimonio? «Non mi sono mai sposato, ma arrivai alle pubblicazioni con Bianca, una ragazza che conobbi a Pavia. Però era troppo innamorata, pendeva dalle mie labbra, non poteva funzionare».
E sulla mancata paternità confida: «Con Mirella ci abbiamo riflettuto tanto ad avere un figlio. Ma io non ne ho mai avuto voglia. Anche se ho un forte dubbio su una ragazza che conobbi tanti anni fa, Gabriella. Chissà se non ci sia un cinquantenne in giro che mi somiglia fin troppo». «Sono legato da 40 anni a
Mirella (Paracchini, ndr), ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie». E a Mimun rivela il suo più profondo rimpianto. «Il mio vero rammarico è non avere capito quanto fossi importante per Pasolini, quanto ci e mi amasse. Lui descrisse il modo in cui cercò la morte, così come poi avvenne, e quando il mi informò del fatto, non mi sorpresi, era l’ultima stazione del suo Golgota, che purtroppo stava preparando da tempo».
Giacinto detto Marco, una criniera bianca come aureola, sigaretta in bocca e una mansarda piena di immagini sacre per esorcizzare lui mangiapreti.
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