L'ostilità contro i Radicali

Luigi Manconi sul Foglio scrive, da politologo, come al solito lucidamente e con spunti interessanti, della vicenda sul mancato apparentamento tecnico proposto da Storace ai radicali nella regione Lazio. Commette però una svista, sulla vera notizia scandalosa, ripetuta nel corso degli anni ed alla quale anche lui si è abituato a non riconoscere e cioè la discriminazione ed il non rispetto dei suoi compagni di partito, del Pd, nei confronti dei radicali. Gli esempi vengono da lontano, ma val la pena ricordarne alcuni: a partire dalle regionali del 2005, dove Prodi non volle fare l'accordo perché non si accettò che nel simbolo elettorale radicale ci fosse il nome di Luca Coscioni, presidente di "Radicali Italiani", che evocava l'iniziativa politica radicale sui temi cosiddetti eticamente sensibili(sul la libertà di ricerca scientifica sulle staminali embrional i, testamento biologico etc.)osteggiati dalla chiesa cattolica, contro la quale non era opportuno schierarsi. L'altro esempio riguarda le elezioni del 2008 e della proposta del Pd di Veltroni fatta a i radicali, un vero e proprio ricatto che, inaspettatamente per loro, accettarono: la presenza di sei candidati alla Camera e tre al Senato nelle liste del Pd, senza la possibilità di presentare il loro simbolo e le loro liste, con l'aggiunta del veto su Marco Pannella, Silvio viale, il ginecologo radicale che con la sua iniziativa ha portato in Italia la sperimentazione della pillola abortiva RU486 al S. Anna di Torino e Sergio D'Elia, segretario di "Nessuno tocchi Caino", "colpevole" di aver guidato, vittoriosamente, l'iniziativa sulla moratoria sulla pena di morte, in sede Onu, e negando, dunque, ciò che venne accordato all'Idv di Di Pietro, il quale, contravvenendo ai patti, costituì il suo gruppo parlamentare senza che i propri eletti confluissero nel gruppo del Pd. Oggi, quando si presumeva che con Zingaretti nel Lazio, si potesse fare un accordo elettorale, viene fuori la proposta di azzerare tutti i consiglieri uscenti, rei di essere stati complici dello scandalo sull'esorbitante aumento dei soldi ai gruppi e del loro utilizzo penalmente imputabile(vedi caso Fiorito etc). L'accordo però non si fa perché i radicali non accettano il veto posto sulle candidature dei due consiglieri uscenti radicali, Rossodivita e Berardo, che con le loro rivelazioni, hanno fatto scoppiare lo scandalo della regione Lazio. Insomma un'altra ingerenza inaccettabile, accampando la scusa che le regole vanno rispettate; ma quali regole, quelle imposte da una sola parte e cioè il Pd? Inoltre, l'azzeramento in casa propria è finto, in quanto il capogruppo uscente in regione Lazio, viene candidato a Sindaco di Fiumicino, altri consiglieri regionali uscenti vengono candidati per essere eletti "sicuri"al parlamento. Tutto ciò è bene che la base lo sappia, gli iscritti, i simpatizzanti e gli elettori del Pd. Storace, nella lontananza siderale che lo separa dai radicali, nella sua proposta è rispettoso dei radicali ed auspica la presenza dei due consiglieri radicali uscenti perché possano continuare a svolgere quell'opera preziosa, per tutti, di controllo delle pratiche consociative e partitocratiche. Storace sarà pure "fascista" ed anche, come dice Pannella, un cattivo amministratore, ma vi sono anche i "fascisti" dell'antifascismo, i quali ritengono di detenere il monopolio dell'antifascismo.
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