L'Osservatrice Romana

Dalla Rassegna stampa

Offensiva. Non ci sono altre parole per definire la campagna pubblicitaria della festa del Pd. Non per le gonne o le cosce, caro Elefantino. A me fa schifo anche la cravattina svolazzante del maschio. Il cazzeggio era trasgressivo trenta anni fa, quando si contrapponeva a un Pci con i comitati centrali e le segreterie politiche inaccessibili. Quando i sacerdoti e le sacerdotesse del quinto piano del Bottegone studiavano e perfino discutevano del tono di rosso, dell'ampiezza della falce, dell'inclinazione del martello nei manifesti cittadini. Era l'ufficio stampa e propaganda, era formato da intellettuali raffinati, da militanti che amavano la cultura, il teatro, la musica. Adesso che tutto si alleggerisce, nel partito liquido che non esiste sul territorio e che svolazza soltanto sui giornali ma sembra invisibile ai romani nei guai, chissene frega di una festa sempre uguale e sempre meno affollata. Altri sarebbero i modi per coinvolgere gli esausti elettori sfiduciati. Sarebbe trasgressivo pubblicare -per esempio - la risposta di un cup ospedaliero che ti ha fissato una visita urgente per il novembre 2012. Uau, se non hai un santino in paradiso che ti anticipa quella analisi, sei morto. Morto, capito compagni, ex compagni, creativi dei miei ciufoli? Vi interessa? O l'estate non ci si ammala? Vogliamo dire due parole su chi in ospedale ci arriva e viene dimesso in ambulanza per i tagli che non ammettono cure o pietà? Dei detenuti non ci si occupa più, tanto ci pensa Pannella? E degli sfrattati, di chi viene rapinato ogni notte, di chi deve subire le bande nelle periferie, a questi vi siete stancati di rivolgervi? Se la droga e la violenza hanno conquistato le nostre strade - nell'indifferenza perfino sgarbata di chi aveva promesso sicurezza - dovremmo essere in prima linea. Giorno e notte, a domandarci come vincerle, come uscire dal tunnel.

Vedete, compagni, a Roma c'è pochissimo da festeggiare. Il ceto politico e le famiglie delle burocrazie che sopravvivono qua e là fra provincia e dintorni, verranno alla festa democratica. Ci saranno quelli che devono esserci. Non mancheranno qualche giornalista, qualche amico, qualche insonne che magari compra e mangia alla bancarella aspettando un cantante o un incontro con il tipo della tv (magari per chiedere un posticino di lavoro). Se ne andranno rattristati, si chiederanno il perché di una serata buttata. Torneranno a dormire sognando un altro partito, un'altra realtà, un impegno vero. Sulle cose che angosciano la città, che non sono certo Marilyn Monroe e le sue ginocchia. La dannazione del senso di colpa per quello che potrebbe essere e purtroppo non esiste affligge pochi, i migliori. Goffredo Bettini la descrive nel suo "Oltre il Pd" (Marsilio) di cui ho scritto qualche settimana fa. Il distacco atroce dalla vita quotidiana dei romani, dalle loro effettive necessità, rappresenta uno scandalo. Il privato era politico, gridavamo forte. Oggi, sentite bene, siamo sempre lì. Solo che il privato di ora somiglia a un anziano che non ha le cure giuste, a un figlio che si droga, a un licenziamento a 50 anni, a una casa che non puoi pagare. Pochissimo a Marylin. Che poi era una disperata alcolista infelice, sai che risate.

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