L'onore in braghette

Giusto i patrioti ci mancavano, quelli che gonfiano il petto e l'inchiostro, mostrano il bicipite dell'onore, promettono: ricacceremo in gola quel sorriso sardonico al sergente Sarkozy, piccolo mangia-cipolle. Come si permette? Con l'Italia non si scherza, eccetera. Quando è proprio vero il contrario: con l'Italia si è sempre scherzato, non si è fatto altro, dai tempi di Starace con le braghette a quelli di Lavitola con il bacione, passando per gli orti di guerra coltivati da Mussolini in canottiera a Villa Torlonia, fino a Pannella che digiunando va a pranzo da Berlusconi. Perché l'orrore delle trincee sporche di sangue e merda, così come le mosche che infestano i veri affamati del mondo, o il debito che ci farà fallire, sono una suggestione remota, una iattura da pessimisti sfigati che mai oscura l'umore alla tavola imbandita del potere e della sua corte, dove è sempre la barzelletta del Capo il piatto più gustoso e poi le ragazze scimunite per il dopo cena ("Erano undici, me ne sono fatte otto") oppure gli affari ("Li vuoi questi 139 milioni o no?") in quell'eterno presente dove sempre credono di abitare i furbi, prima che arrivi il passato, oppure un plotone, ad archiviarli.
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