Londra gioca al default I «piani di evacuazione» dei sudditi di sua Maestà

L'Europa come il Libano degli Hezbollah, come la Libia, come l'Egitto o lo Yemen o la Tunisia delle rivolte. Per il governo britannico che differenza fa? Laddove c'è una guerra o un pericolo di guerra occorre preoccuparsi dei sudditi di sua maestà e riportarli a casa sani e salvi. Impegno lodevole e sacrosanto in tempi di battaglie e di morti. Ma, ci informa il Sunday Times in prima pagina, ora Londra è alle prese con la paura di qualcosa d'altro.
Non ci sono piazze mediorientali che s'infiammano di rabbia. No. È la prospettiva dell'apocalisse finanziaria che chiama a raccolta gli strateghi del Foreign Office. Ciò che rovina le loro gradevoli serate è lo scenario da crac bancario, uno «scenario da incubo». Naturalmente non nella City degli hedge fund e degli istituti già protagonisti in negativo del crollo nel 2008. Quella è storia da dimenticare e tacere. Adesso Londra si sta preparando, con piani di evacuazione per migliaia e migliaia di inglesi, scozzesi, gallesi, nordirlandesi, nel caso in cui dovessero fallire gli istituti di credito di Spagna e Portogallo. Non si sa se anche di Grecia e Italia, o di Francia e (perché no?) di Germania. Il pensiero in queste ore difficili va agli squattrinati cittadini britannici residenti a Madrid o Lisbona che, con gli sportelli chiusi per fallimento e con i loro risparmi depredati, si troverebbero poverini a dormire per strada. E allora ecco che la task-force è pronta a mobilitarsi con navi e ponti aerei. Come se il Continente fosse il Medio Oriente. Aiuto, l'Europa. Un'ossessione.
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