L'omofobia dei Tosi Boys

Dalla Rassegna stampa

Diversità come valore. Sono bastate queste tre parole, titolo di un seminario di formazione, iniziato venerdì scorso e conclusosi ieri, organizzato a Verona in occasione della settimana europea contro il razzismo, e il fatto che il presidente della Provincia Giovanni Miozzi (Pdl) abbia concesso due sale per l'iniziativa, a scatenare un putiferio politico con annesso scannatoio mediatico.
Una settimana di passione che, a parte la tempistica, nulla ha a che vedere con la misericordia cristiana ma parecchio con il catto-leghismo. A scandalizzare i locali "benpensanti" la presenza di relatori che fanno riferimento ad associazioni glbt, Arcigay, Gaynet, il Coordinamento nazionale trans Sylvia Rivera: tutti più che accreditati, in quanto l'orientamento sessuale è riconosciuto come uno dei fattori discriminanti (gli altri sono razza e/o etnia, religione, sesso, disabilità, età).
Promosso dall'Una (Ufficio nazionale antidiscriminazioní razziali del dipartimento per le Pari opportunità - Presidenza del consiglio dei ministri) in collaborazione con Enar (European network against racism), cofinanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del progetto
comunitario Progress - progetto integrato sulle discriminazioni e i fattori discriminanti - il seminario tenuto nella città scaligera è il primo di sei, che si svolgeranno successivamente a Bologna, Milano, Bari, Napoli e Roma.
Un'iniziativa che più governativa non si può (di qui la concessione di sale istituzionali) «principalmente rivolta - specifica Marco Buemi, esperto dell'Unar; che ieri ha aperto i lavori della giornata - alla sensibilizzazione dei funzionari della pubblica amministrazione e degli operatori dei servizi. La seconda parte del pro getto prevede tra l'altro che, una volta insediati
i governatori delle regioni, siano organizzati workshop per i "decision makers", cioè i decisori politici».
Attendendo quindi di vederne delle belle in Regione (in Veneto viene data per scontata la vittoria del leghista Luca Zaia), cì si può sollazzare con la valanga di esternazioni prodotte dagli esponenti politici veronesi, ricordando però che la città ha il triste primato di «luogo più omofobo d'Europa». Nel 1995 fu infatti l'unica città europea, a quanto si sa, a rigettare i consigli del parlamento di Strasburgo sulla pari opportunità delle persone con diverso orientamento sessuale, con un dibattito in consiglio comunale talmente scandaloso da essere usato come testo teatrale, quel «Verona caput fasci» che gira da un paio d'anni per le piazze d'Italia.
Stavolta ha iniziato Alberto Zelger, consigliere comunale della lista del sindaco Tosi e presidente del centro culturale (ipercattolico) Nicolò Stenone, che ha talmente esagerato da meritarsi una promessa di querela da parte di uno dei gruppi glbt, da 25 anni sulla piazza scaligera, il Circolo Pink: «Non voglio misconoscere la sofferenza di chi, per problemi psicologici (raramente biologici), spesso frutto di carenze educative - scrive Zelger in una lettera inviata ai media locali - si trova nella situazione di dovere essere aiutato per recuperare la sua identità maschile o femminile. Trovo altresì molto preoccupante che la Provincia di Verona conceda spazi e patrocinio a un'iniziativa che pone sullo stesso piano l'amore naturale tra un uomo e una donna e le deviazioni psicologiche o sessuali, sempre alla ricerca di una patente di normalità, mentre invece sono soltanto bisognose di cure o di educazione». Il consigliere conclude augurandosi che la Provincia eviti per il futuro di concedere spazi e contributi a tali iniziative.
Se non ha ovviamente tardato la replica del presidente Miozzi, che ha difeso la scelta di ospitare il seminario organizzato dall'Arci per conto dell'Enar (che ha sede a Torino), e anche quella di sostenere uno «Stato laico» e di battersi per difendere il diritto di parola, tanto più - ha detto - che si parla e si parlerà di tutte le forme di discriminazione, non si sono tirati indietro (purtroppo) né l'assessore comunale (alemanniano) alle Pari opportunità Vittorio Di Dio - che ha definito "devianza" il transessualismo e il transgenderismo - né il gruppo dell'Udc in Consiglio provinciale, né una serie di associazioni genere familistico-per la vita- famiglie numerose, che, guarda caso, sono in buona parte quelle finanziate dall'ex assessora provinciale alle Pari opportunità Maria Luisa Tezza, sostenitrice dell'embrione e delle Embrioniadi (il manifesto, 22 aprile 2009).
Così, mentre tutte le associazioni glbt e non coinvolte nella "querelle", dall'Arci al Mit, il Movimento di identità transessuale, dall'Arcigay al Circolo Pink, fanno sapere che a scuola di diritti dovrebbero andarci proprio quei politici disinformati e omofobi che si sono scagliati contro l'iniziativa, resta l'interrogativo sullo scontro interno al centrodestra, alla vigilia delle elezioni regionali. Che se ne faranno i finianì come Miozzi o la consigliera comunale di area An Elena Traverso, che l'ha difeso, dei loro alleati leghisti o, come a Verona, eletti nelle liste del sindaco leghista? E' ancora presentabile Andrea Miglioranzi, l'ex skinhead capogruppo della lista Tosi in consiglio comunale, l'unico a schierarsi (guarda caso) contro il «linciaggio mediatico» a cui sarebbe stato sottoposto l'omofobo, cattolicissimo Zelger? E la difesa della «libertà di espressione», con tutto il centrosinistra che osanna Miozzi, non nasconderà invece non solo l'antipatia verace verso la legge Mancino, colpevole di punire le idee dei fascistelli nostrani, ma anche il sogno, ricorrente, della «pacificazione»?

 

© 2010 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK