Lite in famiglia, Rocca e Bordin. Ma eravamo noi a orientare il Sismi

Sgradevole lite in famiglia. Protagonisti un vecchio amico dalla fondazione come Christian Rocca, a lungo corrispondente dagli Stati Uniti del Foglio, e un gentiluomo come Massimo Bordin, titolare di un noto e meritato primato radiofonico e di una rubrica quotidiana perfetta su questo giornale. Bordin si è arrabbiato perché Rocca, con il suo caratterino puntuto, gli ha detto che lui e i Radicali, eletta schiera di cui Christian ha fatto parte con amore da ragazzo, non hanno capito niente della famosa affaire detta dell'uranio del Niger. Infatti Bordin rilancia di questi tempi (radio + Twitter) la posizione negoziale di Pannella e soci, avanzata prima della guerra in Iraq, favorevoli com'erano a un esilio contrattato del rais di Baghdad, e in questo quadro tratta male la "banda Pollari", dal nome del generale capo del controspionaggio militare negli anni zero, uno dei cui bracci operativi era Pio Pompa. Il Sismi fu accusato di essere tra i responsabili di una falsa attribuzione di violazione delle norme internazionali da parte del regime iracheno (appunto il contrabbando di uranio del Niger), sancita da un bellicoso discorso di George W. Bush sullo stato dell'Unione a giustificazione dell'imminente attacco. Al culmine della polemica Bordin dice, più o meno, che Rocca si faceva "addestrare" da Pio Pompa nel famoso "covo" di via Nazionale (un ufficio regolare e riservato del servizio, con molti documenti di Internet e ritagli "incriminanti" di giornali). E Rocca vuole querelarsi contro quella che considera, messa così, un'accusa falsa e diffamatoria. Ahi, ahi.
Posso testimoniare. Rocca stava tra New York e Milano. Scriveva pezzi meravigliosi contro la campagna sull'uranio del Niger, il cosiddetto Nigergate, condotta da Repubblica per la penna di Giuseppe D'Avanzo e Carlo Bonini (il Sismi pro B & B, intesi come Berlusconi e Bush). Rocca menava con precisione e fece rimediare figure non proprio di prima scelta ai suoi e miei idoli polemici (mi spiace che D'Avanzo non ci sia più, e che la polemica lo riguardi indirettamente ora ch'è morto). La fonte di Rocca erano le relazioni ufficiali del Senato americano e delle varie commissioni di inchiesta del Regno Unito sui diversi scandali legati a quella vicenda. Fonti ufficiali, compulsate con capacità di penetrazione analitica dei problemi e intuito notevoli. Il generale Pollari, che non avevo il piacere di conoscere perché l'unico mio contatto operativo con servizi occidentali è quello del 1985 con la Cia, e l'ho raccontato e rivendicato con orgoglio impudente in un noto curriculum, mi chiamò al giornale e si complimentò con i pezzi non firmati di Rocca, aggiungendo che aveva altre cose interessanti da verificare con lui e con me. Accettai di vederlo, com'è ovvio, per corroborare una campagna giornalistica o controcampagna del piccolo giornale contro la corazzata eccetera. Fu lievemente grottesco, il tutto. La redazione, che vive assemblearmente le cose maggiori del giornale, sapeva della circostanza, e si ridacchiava quando dovevano arrivare le macchine con i vetri fumé a prelevarci e portarci nel luogo dell'appuntamento con lo stato maggiore del Sismi; l'arrivo di Rocca da Milano nella veste di barbafinta, accompagnato e guidato in missione dallo spiane orco che era il direttore, si presentava ogni volta (due, tre volte) come un avvenimento da piccolo teatro ubuesque. Bisognava allontanare la mia scorta della Finanza, cosa non facile, perché i corpi dello stato diffidano l'uno dell'altro. Poi si era guidati dalla figura esile, piccola vivace del poeta e alpinista e agricoltore abruzzese Pio Pompa in certi posti improbabili, dove con il generale si facevano quattro chiacchiere sul tema: ma chi sono, a Parigi in particolare, i nemici di Bush, del governo italiano e della willing coalition che lavorano per sputtanare la guerra in Iraq e le sue ragioni addotte da W. e da Tony Blair? Ipotesi, storie varie sui collega- menti con Repubblica e i suoi segugi, faccende di fonti e di manovre a sfondo politico. Tutto ovviamente in chiaro sul giornale. Non una sola notizia (a noi le notizie fanno notoriamente un po' schifo) di quelle a sbafo che danno talvolta procure o servizi nell'ambito di patti opachi. Niente. Diciamo che Rocca aveva assunto per competenza professionale la guida delle operazioni pro Bush e pro Sismi, contro la campagna di Repubblica, e il Sismi gli e ci veniva dietro, lusingandoci e divertendoci, dandoci qualche dritta di persone da consultare per ulteriori ricerche, e telefonammo a un numero ufficiale della Casa Bianca per avere una conferma imbarazzante per D'Avanzo e Bonini di cui non ricordo nemmeno il contenuto, adesso. Poi tutto fini e ne rimase un legame anche di collaborazione con Pio Pompa, figura deliziosa e acuta di spione onesto e intelligente e amico dell'occidente e di Israele, visto che lo avevano messo in mezzo vergognosamente, emarginandolo e affamandolo, con accuse inesistenti e un trattamento speciale da sempre destinato agli stracci che volano (parlo della mirabile operazione di rendition di quell'imam di Milano, fatta in collaborazione da Fbi, Cia e, voglio sperare, Sismi).
Insomma, non c'è bisogno di accusare o di querelarsi, secondo me. Rocca ha ecceduto puntutamente, così anche Bordin. Io testimonio pro veritate che Rocca fu l'incolpevole fonte del Sismi, nell'ambito di rapporti deontologicamente perfetti (mica come i miei di quando facevo l'informatore politico degli americani), con un rovesciamento delle parti di cui ridevamo, avvenuto per via della sua acribia nel leggere documenti ufficiali del Senato americano e del governo di Sua Maestà britannica. Secondo me, poi, noi e Rocca avevamo ragione, Pannella e soci e nel caso anche D'Avanzo e Bonini avevano torto. Ma questo non c'entra. Si può pensarla diversamente, in famiglia, ma in senza litigare.
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