«L'Italia salvi Aziz dal boia» Al Senato appello bipartisan

Dalla Rassegna stampa

 

Un pronunciamento importante. Che ora attende di essere tradotto in azione politico-diplomatica da parte del governo. Il Senato ha votato all'unanimità una mozione che impegna il governo italiano ad intervenire con urgenza nei confronti delle autorità irachene perché sia evitata l'esecuzione di Tarek Aziz e dei suoi coimputati.
 
La mozione bipartisan (prima firmataria Emma Bonino) impegna inoltre il governo a farsi promotore in Europa di una formale richiesta alle autorità irachene di reintrodurre la moratoria sulla pena di morte stabilità in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, al fine di rafforzare il completamento della transizione democratica dell'Iraq. «L'Italia è promotrice dell' iniziativa che ha portato all'approvazione all'Onu il 18 dicembre del 2007 della moratoria universale della pena di morte, è fortemente coinvolta nella vicenda di Tarek Aziz e può e deve fare tutto il possibile per evitare la sua esecuzione e quella degli altri coimputati nel processo sui crimini del regime di Saddam Hussein», rimarca la senatrice Albertina Soliani intervenendo in dichiarazione di voto in aula per il Partito democratico sulla mozione contro l'esecuzione della condanna a morte dell'ex ministro degli Esteri e vice premier iracheno.
 
SPRONE AL GOVERNO «L'Occidente, e noi con l'Occidente - ha proseguito Soliani - non siamo estranei al destino dell'Iraq. Oggi più che mai siamo interessati a che l'Iraq diventi un grande Paese democratico e in grado di esercitare un ruolo di stabilizzazione nell'intera area. Sulla vendetta non si costruisce nessuna democrazia. La ricostruzione del Paese per essere solida e duratura non può che fondarsi sul reciproco riconoscimento delle responsabilità delle sofferenze, e su una scelta condivisa sul valore della vita, della persona, dei diritti umani».
 
LEZIONE DEL PASSATO Tra gli artefici di questa battaglia di civiltà è Marco Pannella, da giorni in sciopero totale della fame e della sete «perché non si passi all'esecuzione di Tarek Aziz». Il leader radicale chiede a Berlusconi «che quasi ossessivamente afferma di avere per amici, e non solo complici, i potenti della Terra e in particolare Bush, Blair, Putin e Gheddafi, di dimostrarcelo in questa occasione». Secondo Pannella «come con Saddam vogliono strozzarlo (Tarek Aziz, ndr) per impedirgli di parlare». «Io personalmente sono contrario alla pena di morte» ma gli Stati Uniti non hanno intenzione di «entrare nelle questioni interne irachene: loro devono fare le loro scelte e non possiamo giudicarli per questo», dice l'ambasciatore degli Usa in Italia David Thorne, intervenuto ai microfoni di Baobab su Radio 1 a proposito della condanna a morte di Tarek Aziz. Un analogo pronunciamento bipartisan è avvenuto l'altro ieri alla Camera. «Noi tutti ci adopereremo per evitare» che l'ex premier iracheno sia messo a morte, ha spiegato il Sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti intervenendo nell'ambito della discussione alla Camera di diverse mozioni per la revisione della condanna.
 
Quando si è avuta la notizia della pena, riferisce Scotti, «il Governo è immediatamente intervenuto presso le autorità irachene» e l'ambasciatore a Baghdad «ha avuto un colloquio con il premier Nouri al Maliki. «L'ambasciatore, nell'esprimere rispetto per l'ordinamento giudiziario iracheno, ha formulato l'auspicio unanime dell' Italia che l'esecuzione non abbia luogo e che la sentenza sia rivista considerata anche l'età avanzata del condannato», spiega Scotti. «Al Maliki - aggiunge - ha ribadito l'assoluta indipendenza della magistratura» e che dunque sarà la Corte d'appello a decidere in autonomia, ma dal canto suo il premier ha garantito «di non essere contrario alla revisione della pena».
 

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