Per l'Italia il primo obiettivo è far conoscere la sua svolta

Dalla Rassegna stampa

Di quale America ha bisogno l'Italia? Significativa coincidenza: nelle stesse ore in cui il premier Mario Monti metteva l'accento sulla necessità che la nuova presidenza Usa riporti sotto controllo la finanza pubblica, da Washington il Csis (Center for Strategic and International Studies, il maggiore think tank americano) ha lanciato ieri un grande progetto bipartisan per sensibilizzare l'opinione pubblica sul debito e sul deficit che stanno bruciando il futuro degli Stati Uniti. E lo ha fatto «proprio mentre la nostra nazione va alle elezioni».
Il tema l'Italia lo conosce bene e lo sta vivendo sulla sua pelle. Ma è di interesse planetario l'esigenza che gli Stati Uniti, i quali producono debito al ritmo di quasi 4 miliardi al giorno, riescano a fermare l'emorragia. Impedendo al tempo stesso il precipitare nel famoso "fiscal cliff", il baratro dovuto ai tagli automatici degli sgravi fiscali voluti da Bush e dallo stesso Obama che sommati ai tagli di spesa si tradurrebbero altrettanto automaticamente in una forte recessione.

Non è questione di recuperare i fasti, veri o supposti, dell'ex grande Impero fondato sulle orme di sua maestà il dollaro. È un problema di stabilità, senza la quale l'economia americana, già all'origine della grande crisi del 2007-2008, non può contare su una ripresa duratura.
Fino a questo momento l'incertezza e il mancato accordo tra democratici e repubblicani hanno prevalso. Ora ci sono le condizioni per virare in direzione della stabilità. E di questo ha bisogno anche l'Italia, che in Europa e sui mercati di tutto il mondo sta cercando di risalire la china.
Se l'Europa è stata praticamente ignorata dalla campagna elettorale americana, la comparsa dell'Italia sulla scena degli ultimi giorni è stata tutto meno che memorabile. Le aspre critiche di Mitt Romney in chiave anti Obama al modello "statalista" italiano hanno semmai rafforzato l'impressione che i due contendenti per la Casa Bianca comunque guardano all'Europa come a un fattore nel complesso poco dinamico a trazione tedesca.

Ma qui proprio l'Italia ha uno spazio per giocare una partita importante. Mario Monti è diventato nei fatti uno degli interlocutori privilegiati di Obama (per capire cosa matura in Europa e dialogare anche "via Monti" con la Cancelliera Angela Merkel) e lo stesso Romney, in agosto, ha avuto modo di confrontarsi con il premier italiano sui temi europei. A sua volta, Monti è "di casa", negli Stati Uniti, negli appuntamenti che contano con l'establishment economico e finanziario americano. Che continua a chiedergli di insistere nelle riforme e nel cambio di passo di un'Italia affamata di investimenti esteri.
Roma ha bisogno anch'essa di farsi capire meglio dall'America. Ci sono luoghi comuni che vanno sfatati. Tra i tanti, quello messo in rilievo dal professor Marco Fortis: tra il 1993 ed il 2013 l'Italia esprimerà il più alto avanzo statale cumulato nel mondo, pari ad oltre 700 miliardi di euro, il doppio di quello che contabilizzerà la Germania. È bene che la nuova presidenza, a sua volta alle prese con debito e deficit, ne tenga conto.

 

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