L'Italia non raccoglie il sasso di Obama

In piena campagna elettorale Obama spariglia dicendo che «le coppie gay hanno il diritto di sposarsi». Con una fuga in avanti culturale rischiosa ma calcolata il presidente americano ha detto qualcosa di molto progressista, non volendo scomodare il morettiano «qualcosa di sinistra» (anche perché, al netto dei posizionamenti politici, nelle sue varie sfumature il tema ormai non è più socialmente estraneo neppure alla destra postideologica).
Obama lancia il sasso che nella palude italiana affonda senza che l’onda si ingrossi e si traduca in scontri all’arma bianca, come si è invece tante volte visto su argomenti simili. Non a sinistra e, va da sé, ancor meno a destra. Sarà la crisi che morde e mette in coda le questioni, pur delicate, che l’agenda economica non rende stringenti. Sarà perché, per quanto minoritario, il tema è tradizionalmente sensibile e ora non pare il caso. Sarà perché, per quanto le organizzazioni che rivendicano i diritti degli omosessuali e chi ne rappresenta le istanze in parlamento o in sede politica (per il Pd Paola Concia e Ivan Scalfarotto, che anche ieri si sono fatti sentire) ne facciano da sempre un cavallo di battaglia, per il matrimonio gay nel nostro paese non sembra proprio che tiri aria (l’Italia rimane l’unico paese europeo a non avere una legge che garantisca i diritti delle coppie di fatto, omosessuali inclusi).
Va detto che, ancora una volta – era già capitato con il testamento biologico, anche se incombeva al senato la discussione di una legge che si è poi guarda caso arenata alla camera – il Pd è, fra le forze politiche, l’unico a discuterne in modo approfondito. er arrivare a un punto che riesca a tenere insieme la sensibilità cattolica e quella laica sul tema, ed evitare di spaccarsi ogni volta. Ci lavora da un anno una commissione di esperti non solo dem, presieduta da Rosi Bindi, che da ministro della famiglia provò a varare i Dico, poi affondati. Dopo un lungo confronto difficile ma vero, a giugno dovrebbe essere varato un documento che verrà proposto all’assemblea nazionale.
Nella bozza ancora in preparazione di matrimonio gay non si parla, ma si avanza sul nodo del riconoscimento dei diritti delle persone che convivono anche se dello stesso sesso, con un riferimento all’articolo 2 della sentenza n. 138 del 2010 della Corte costituzionale che parla di «unione omosessuale cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una vita di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri» Sull’interpretazione autentica del pronunciamento della Corte la discussione è ancora in corso. Nel confronto, l’argomento del contendere fra le due anime dem riproduce il dibattito di sempre: l’area cattolica riconosce i diritti gay come diritti individuali ma non di coppia e non “di famiglia”, l’anima “laica” punta invece a un riconoscimento a tutto campo, sul modello famigliare. Si vedrà presto quale sarà la sintesi politica.
Intanto, mentre l’Osservatore romano si «rattrista» per le parole di Obama, gli esponenti del mondo gay si fanno sentire. Spiega Paola Concia: «Obama e Cameron dicono sì al matrimonio omosessuale e danno una spinta alla politica. Ora il parlamento intervenga, con una legge alta almeno sulle unioni civili. E il Pd non può più perdere tempo ».
Sulla linea anche Scalfarotto: la convergenza che il Pd ha mostrato con Hollande e Obama deve coinvolgere «anche i diritti civili per un loro pieno riconoscimento ». Dalla parte opposta non sorprendono Giovanardi e Lupi. E neppure Vendola: «Quella di Obama una lezione per tutti i politici di ogni paese».
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