"L'Italia farà la sua parte è in gioco il futuro della Nato"

«Ok al nuovo sforzo, concordo con il piano di Obama, l’Italia farà la sua parte». Con queste parole ieri Silvio Berlusconi ha ribadito la promessa al presidente americano e ha confermato che anche i nostri soldati faranno parte dei rinforzi (cinquemila militari) che la Nato invierà a partire da gennaio in Afghanistan nell’ambito del nuovo piano illustrato l’altroieri da Barack Obama. «Non è in gioco soltanto il futuro dell’Afghanistan ma anche quello della Nato, della lotta al terrorismo e quindi della nostra sicurezza», ha aggiunto il premier, che ieri era a Milano per la Conferenza Italia-America Latina-Caraibi.
Quanti saranno i nuovi soldati italiani impegnati nella missione Isaf ancora ufficialmente non è stato deciso anche se al ministero della Difesa hanno iniziato a fare conti e simulazioni. Il ministro degli Esteri Franco Frattini frena e prende tempo: vorrebbe discutere alcuni dettagli politici con Hillary Clinton nei prossimi giorni alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato. Per ora ha spiegato che «non è il momento di quantificare» le forze a disposizione e ha fatto riferimento esplicito ai «piani di rientro dei contingenti dagli altri teatri come i Balcani e il Libano». Per quanto riguarda i tempi per il disimpegno finale Frattini è piuttosto netto e in linea con l'exit strategy statunitense: «Il 2013 è l’obiettivo massimo per il ritiro da Kabul» che dovrà avvenire comunque in modo graduale, ha ribadito ai giornalisti. Non solo, Frattini non ha mancato di polemizzare con gli altri partner europei della missione, piuttosto restii a impegni gravosi in questo periodo.
E intanto ieri tra mille polemiche e distinguo sono state rifinanziate le missioni internazionali. A spaccarsi, come al solito, il centrosinistra. Il Pd ha votato insieme alla maggioranza come negli ultimi anni. Ma l’Idv e i radicali, per ragioni diverse, si sono distinti. I radicali non hanno partecipato al voto per protesta perché «il Parlamento è stato escluso dalla fase di pianificazione e riorganizzazione della nostra presenza», hanno spiegato Donatella Poretti e Marco Perduca.
Di Pietro ha scelto invece di prendere le distanze dal Pd e l’Idv si è astenuta: «Stiamo lì tanto per starci, ormai non è peace keeping ma una guerra tra bande», ha spiegato Antonio Di Pietro dopo il voto. «L’Idv si conferma la spalla migliore per Berlusconi attacca per il Pd Nicola Latorre. «Di Pietro rompe la coalizione» incalza Francesco Rutelli, leader dell’Alleanza per l’Italia. «Ragionano con i piedi invece che con la testa», replica a muso duro Di Pietro, che si trova di nuovo a braccetto con la sinistra alternativa da Rifondazione al Pdci, che non a caso invita Franco Frattini a «mandare i suoi parenti e i suoi amici in Afghanistan», come rinforzi alla missione richiesti da Obama.
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