L'Italia adotti il protocollo Onu contro la tortura nelle carceri

Caro direttore, il caso di Stefano Cucchi non è isolato, come sanno quanti in questi anni hanno ascoltato i racconti a mezza bocca dei detenuti durante le visite ispettive compiute nelle carceri. Occorre uscire dall’illegalità e dall’ipocrisia. Lo Stato riconosca che tra le forze dell’ordine, nelle caserme e negli istituti di pena, esistono soggetti inclini alla violenza e al sopruso, finora tollerati e coperti perchè funzionali al “carcere reale”, realtà parallela e inconfessabile perchè illegale. I violenti sono lo strumento della brutale punizione fisica, extragiudiziale e incostituzionale, per spezzare la volontà e negare l’individualità di chi finisce nel tritacarne degli apparati giudiziari e poi nel carcere. Essi convivono con i nonviolenti, che riconoscono nei detenuti dignità umana e fondamentali diritti residuali, come quello alla salute, all’istruzione, al lavoro, ai rapporti affettivi. Occorre che queste due realtà vengano allo scoperto, che lo Stato dichiari da che parte sta e se non sia urgente attivare gli opportuni organismi di controllo sull’incolumità dei cittadini nei luoghi dove sono temporaneamente privati della libertà. Sono quelli previsti dal secondo Protocollo aggiuntivo alla convenzione Onu contro la tortura, il cui scopo «è l’istituzione di un sistema di visite regolari svolte da organismi indipendenti nazionali e internazionali nelle carceri, al fine di prevenire la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti». Il protocollo si applica solo agli stati che lo ratificano, ed è entrato in vigore nel giugno 2006. Quelli che hanno ratificato sono 51: tra questi non c’è l’Italia che ha apposto la sua firma tra i primi, ma come sempre attende lunghi anni prima di dare esecuzione a ciò che firma. In Parlamento ci sono vari progetti di legge, sostenuti da organizzazioni come Amnesty International, Antigone, Radicali Italiani. Chiediamo che la memoria di Cucchi e degli altri “detenuti ignoti” morti sia onorata con tale ratifica.
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