L'invidia del Cavaliere per l'amato Lukashenko

Caro direttore, vi è sicuramente un pizzico d’invidia personale nell’elogio di Silvio Berlusconi alla popolarità del presidente bielorusso Lukashenko che - alle elezioni più truccate del continente europeo - raccoglie sempre una percentuale di voti fra l’80 e il 90 per cento. Il presidente del Consiglio ci aveva abituato a questo tipo di dichiarazioni già dal suo viaggio in Kazakistan quando si disse ammirato dal consenso e dall’amore che Nazarbayev raccoglie fra la sua popolazione dal lontano 1991, anno in cui prese il potere. Berlusconi non è però il primo leader europeo a visitare Minsk e a incontrare Lukashenko nel suo palazzo presidenziale. Negli anni scorsi lo hanno preceduto la commissaria europea per le Relazioni esterne Ferrero-Waldner e l’Alto rappresentante per la politica estera Solana, i quali però hanno sempre trovato il tempo di incontrare - pubblicamente e alla presenza dei giornalisti - i rappresentanti dell’opposizione per rendersi conto di persona dello stato delle libertà in quel Paese.
Come radicali abbiamo chiesto al Governo di rimanere in linea con questa condotta europea, da sempre vigile sulla situazione dei diritti umani in quella che rimane l’ultima dittatura europea. L’opposizione democratica, pur rimanendo delusa dal comportamento del primo capo di governo occidentale in visita nel Paese da oltre un decennio, non ha visto in questa visita l’inizio di un rapporto acritico di Lukashenko da parte dell’intera Unione europea. La reputazione di Berlusconi lo precede, è infatti noto persino oltre la piccola cortina di ferro bielorussa quanto sia sui generis da anni la politica estera dell’Italia. Non è un caso che martedi scorso Charter 97, il principale sito di contro-informazione gestito dell’opposizione bielorussa, abbia definito il nostro presidente del Consiglio «liubitel dictatorov» (l’amante dei dittatori).
Berlusconi può riparare un minimo a questo colpo alla reputazione guadagnata dall’Italia all’Onu per la sua campagna contro la pena di morte dando mandato al nostro ambasciatore di guadagnare, almeno, un voto favorevole, alla mozione che verrà ripresentata in Assemblea generale per la moratoria universale delle esecuzioni capitali. Un omaggio alla memoria dei bielorussi giustiziati dal compagno Lukashenko.
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