L'investitura di Emma e i timori del Pd

Dalla Rassegna stampa

Non è facile vedere Emma Bonino di umore euforico, ma ieri, nel giorno del "sì" quasi definitivo di Pier Luigi Bersani (e del segretario regionale pd Alessandro Mazzoli) alla sua candidatura alla presidenza della regione Lazio (che sabato sarà definitivo), Emma era prodiga di ottimismo: questo può essere "un nuovo inizio", ha detto una Bonino aperta alle liste civiche. E poi ha aggiunto: ci sono le condizioni perché si ricrei l`entusiasmo delle grandi vittorie civili, parlo dell`aborto ma anche del finanziamento ai partiti". Frase, questa, si diceva ieri tra gli ex diessini del Pd, "che non sarà certo vista come un bel buongiorno dai nostri cattolici". Ma il possibile fronte del malumore interno correva piuttosto attorno alla famosa "questione di metodo" - l`accodarsi alla candidatura radicale senza primarie - questione che aveva già innervosito gli esponenti della mozione Marino e Rosy Bindi. E ieri, nel Pd, c`era chi diceva: "La Bonino da un lato risolve un problema, dall`altro porta allo scoperto la lentezza decisionale dei nostri vertici". C`era poi chi diceva che "non si doveva arrivare a questo punto, permettendo di fatto a un vecchio drago come Pannella di fare scacco matto". Il senatore Latorre la vedeva diversamente: "Purtroppo nel Lazio l`idea di un`iniziativa politica volta a favorire un`alleanza il più larga possibile si è scontrata con la decisione dell`Udc di sostenere Renata Polverini. Si è ritenuto, di fronte alla candidatura Bonino, di non mettere in campo un nostro candidato e si è proposto agli organi decisionali del partito di convergere". I possibili candidati del Pd "scappavano tutti", diceva un osservatore molto vicino al partito, convinto che si dovesse "mettere comunque sul campo un nome, un paracarro qualsiasi. Poi si poteva anche arrivare alla convergenza su Bonino, ma così si rischia l`effetto rimorchio e l`epilogo in un cui de sac: se Emma Bonino vince il merito sarà suo, se perde la colpa sarà del Pd". Non serpeggia (per ora) tra i democratici il timore di una trattativa difficoltosa con i radicali sulle liste della serie: non è che Pannella poi chiede uomini ovunque? Latorre dice: "Non risulta che i radicali abbiano chiesto granché. Né noi abbiamo nulla da dare. Tra l`altro i radicali hanno fatto intendere di voler mantenere la propria autonomia". Il deputato Walter Verini critica il metodo ("sarebbe stato meglio contemperare le primarie"), ma vede con favore "lo slancio verso l`idea originaria di un Pd molto inclusivo: ora i radicali sono alleati, ma potrebbero poi entrare nello stesso contenitore".

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