L'intellettuale-militante del socialismo riformista

Coerente e appassionato: è il ritratto che fanno di lui amici e compagni che hanno condiviso l'avventura del socialismo riformista. Causa alla quale Antonio Landolfi, ex senatore del Psi (1979-1983), scomparso a 80 anni, ha consacrato talento e risorse intellettuali. Amico e collaboratore di Giacomo Mancini (è stato fondatore e presidente della fondazione intitolata al leader socialista nata nel 2004), professore universitario - aveva insegnato all'Aquila, a Palermo e a Roma alla «Sapienza» e alla «Luiss» - Landolfi è stato un'originale figura di «militante e intellettuale politico» - secondo la definizione usata da Luciano Pellicani e Massimo Teodori in un loro ricordo sul Riformista -: autore di apprezzati saggi sul socialismo italiano, fece parte della direzione del Psi (ricoprì anche l'incarico di vicesegretario), partito cui approdò dopo l'esperienza nella Resistenza e l'espulsione dal Pci. Landolfi fu un sostenitore dell'autonomismo socialista e partecipò alla "svolta del Midas" (1976): come altri manciniani fu però progressivamente marginalizzato all'interno di un Psi sempre più "craxizzato". Nel suo partito rimase comunque anche negli anni di Tangentopoli. Garantista della prima ora - alcune prese di posizioni verso la sinistra extraparlamentare gli procurarono attacchi -, dimostrò attenzione verso il partito di Marco Pannella (Radio radicale gli ha tributato in questi giorni un affettuoso ricordo). Alla sua parabola umana e politica ha reso omaggio anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parlando di «passione e linearità».
© 2011 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU