L'inizio di una nuova stagione

Dalla Rassegna stampa

Sembrava che sarebbe stata fatale a Obama, quell'ostinazione a inseguire una riforma sanitaria su cui tutti i suoi predecessori erano stati sconfitti. Nell'estate scorsa lo spauracchio del "socialismo medico" fece nascere il Tea Party Movement, la nuova destra populista e anti-Stato. E a causa dell'impopolarità di questa riforma che uno sconosciuto repubblicano, Scott Brown, a
gennaio conquistò il seggio senatoriale del Massachusetts che era stato di Ted Kennedy. Lo stesso presidente durante la controversia sulla salute è sceso per la prima volta sotto il 50% di consensi nei sondaggi. Ma con il voto di ieri - e in attesa dell'ultimo passaggio al Senato - la Casa Bianca ha tirato un sospiro di sollievo. «Avete fatto la cosa giusta - ha detto Obama ai deputati - non per calcoli di parte ma nell'interesse del paese».
Eppure il calcolo della ricaduta elettorale è in cima alle preoccupazioni. I repubblicani sono convinti che la "statalizzazione della sanità" li farà stravincere alle elezioni legislative di novembre. Accarezzano il sogno di riprendersi la maggioranza, almeno in uno dei rami del Congresso, e di conquistare così un formidabile potere d'interdizione contro il presidente. Ma Obama, che in questa vicenda ha rivelato anche astuzia tattica, ha calibrato bene la tempistica della riforma. Da qui a novembre entreranno in vigore solo gli aspetti più benefici della nuova legge. Da subito le compagnie assicurative non potranno più revocare l'assistenza a chi si ammala: uno degli abusi più scandalosi del sistema attuale. Né potranno rifiutarsi di accettare nuovi "clienti" sulla base della loro cartella medica: non si ripeteranno più i casi di bambini attualmente respinti dalle assicurazioni perché hanno l`'asma.
D'altra parte la maggioranza degli americani resterà in un sistema di cure mediche privato, e lo spauracchio del "socialismo" si rivelerà una bufala. In quanto ai costi della riforma, che ci sono, Obama li ha scaglionati dopo il 2012. Il conto arriverà dopo che si saranno tenute non solo le elezioni legislative, ma anche le prossime presidenziali.
Resta il carattere storico di questa riforma: un obiettivo di equità sociale che aveva eluso l'America da Roosevelt a Clinton. Inserendo nel sistema 32 milioni di americani che ne erano esclusi, tra cui 16 milioni di "nuovi poveri" (che saranno, loro sì, curati gratis dallo Stato con il Medicaid) Obama non ha solo promosso un'agenda sociale. Ha anche smentito le tesi sulla "democrazia malata", la diffusa percezione che il sistema istituzionale si era bloccato e non produceva più decisioni.
Ora il presidente ne approfitta per rilanciare subito l'offensiva in altre direzioni. Già oggi si apre la battaglia per la riforma delle regole della finanza, i nuovi controlli su banche e derivati, i poteri aggiuntivi agli organi di vigilanza. Su quel terreno Obama punta a far scoppiare le contraddizioni della destra: i populisti del Tea Party denunciano i salvataggi di Wall Street, ma l'establishment repubblicano sta coi banchieri. Un'altra riforma era invocata proprio ieri nelle vie di Washington: mentre il Congresso votava sulla sanità, lì davanti sfilava un corteo di latinos per chiedere nuove leggi sull'immigrazione che facilitino la regolarizzazione dei clandestini (11 milioni). Gli ispanici sono una constituency cruciale: sempre più numerosi fra gli elettori americani, nell'ottobre 2008 fu decisivo il loro spostamento in favore di Obama. È in cantiere una riforma scolastica che cambia il sistema di valutazione degli studenti, per recuperare il ritardo accumulato con i concorrenti asiatici nella qualità dell'istruzione. Urge la riforma ambientale, che deve consentire a Obama di rispettare gli impegni presi a Copenaghen per ridurre le emissioni carboniche. E soprattutto, adesso Obama può rimettere al centro della sua azione l'economia, gli stimoli all'occupazione: la preoccupazione numero
uno per gli elettori.
Per arginare la riscossa repubblicana da qui a novembre, le truppe democratiche ieri hanno capito che Obama non è solo immagine e carisma. Proprio quando pareva sull'orlo di una crisi, il suo partito ha trovato un leader.
 

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