L'indisponibile

Era questo il tono del loro linguaggio. Incenerivano gli avversari, scomunicavano i nemici, capitanavano crociate, combattevano guerre e non soltanto di religione ma di potere. Così furono i Papi che la storia ricorda, da Gregorio Magno a Ildebrando di Soana (Gregorio VII), da Bonifacio VIII a tre Innocenzi (I, II e III) e poi il papa Borgia, il papa della Rovere, i due papi Medici, il papa della famiglia Borghese, il papa Farnese, il papa Barberini e via via lungo i secoli e attraverso gli scismi, le eresie, le guerre di religione, i roghi dell'Inquisizione.
Certo la Chiesa non è stata soltanto questo. La Chiesa cattolica è stata ed è un deposito millenario di valori morali, di slanci mistici, di ascesi, di fede, di esempi altissimi di fratellanza, di carità e di educazione. Ma questo deposito di valori religiosi è penetrato di rado nella cerchia della Gerarchia. I testimoni della fede e della carità sono sempre stati minoranza, spesso usata per riscattare e nascondere la vocazione temporalistica della Gerarchia e ancor più spesso tollerata con fastidio o addirittura repressa. La storia di Francesco di Assisi è molto eloquente da questo punto di vista e altrettanto lo è quella di Gioacchino da Fiore e quella di Valdo, a finire in tempi nostri con la repressione dei modernisti e la loro scacciata dalle Università e dalle scuole, auspice il governo fascista che chiedeva in cambio la legittimazione del Vaticano.
Mi domando se l'educazione religiosa che viene impartita nelle scuole pubbliche dagli insegnanti indicati dalle diocesi contempli anche la storia della Chiesa, ma la mia è una domanda retorica: la storia della religione non c'è nell'ora di religione, ma non c'è neppure, se non per accenni, nell'insegnamento della storia. I diplomati delle scuole superiori ignorano che lo Stato pontificio ha avuto fino al 1870 la pena di morte ed ha rappresentato per secoli uno degli ostacoli maggiori alla creazione dello Stato unitario in Italia.
Ricordo queste verità per sottolineare che il popolo di Dio è una cosa, i ministri del culto e delle anime un'altra e i membri della Gerarchia un'altra ancora. I Papi poi rappresentano un fenomeno a se stante. Ce ne sono stati di grandissimi, di mediocri, di viziosi, di esemplari. Direi che gli ultimi esemplari sono stati Giovanni XXIII, Paolo VI, Papa Wojtyla. Quello attuale è un modesto teologo che fa rimpiangere i suoi predecessori.
Il cardinal Bagnasco riflette purtroppo l'aura untuosa che si respira nella Chiesa italiana, nelle sue gerarchie diocesane e in quelle curiali. Riflette anche le lotte di potere in corso in vista di future collocazioni. Sono tanti i temi sui quali la Gerarchia e la Curia sono diverse e se ne ha l'esempio più recente nella proposta lanciata pochi giorni fa da un esponente del governo dell'area vicina a Gianfranco Fini sull'istituzione di un'ora di religione islamica. Le reazioni della Chiesa vanno da chi ha accolto la proposta con grande favore, a chi l'ha dichiarata possibile soltanto in un lontano futuro, a chi - come appunto Bagnasco - l'ha giudicata inaccettabile.
Ma le stesse diversità si sono avute su problemi ancora più avvertiti dalla nostra sensibilità di cittadini italiani. Per esempio nella vasta zona dei problemi bioetici, sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico.
Bagnasco sostiene che la Chiesa desidera soltanto di aver libertà di parola ma non vuole imporre niente a nessuno. Forse non ricorda che la Gerarchia ed anche la
Conferenza episcopale da lui ora presieduta, lanciano veri e propri 'ukase' verso i parlamentari cattolici ingiungendo di comportarsi così come i vescovi e la Curia vogliono e dichiarando alcune di quelle materie 'indisponibili'. Converrà il cardinal Bagnasco che l'indisponibilità di una materia equivale e reclama un'obbedienza che si definisce 'perinde ac cadaver' e che va molto al di là della presenza della religione nello spazio pubblico. Ma un altro esempio di incoerenza sta nella pretesa che nella scuola pubblica venga insegnata soltanto la religione cattolica. La Chiesa considera la libertà religiosa come un principio basilare della convivenza civile. I laici, in tutto il mondo, la pensano allo stesso modo; pensano addirittura che la libertà religiosa sia la madre di tutte le libertà. Ma si dà il caso che la libertà religiosa valga in tutto l'Occidente salvo che in Italia, giardino del Papa.Dovrei porre al cardinal Bagnasco la domanda del perché di questa profonda diversità. Lo chiesi tempo fa al cardinal Martini, ma lui, come Bagnasco sa, la pensa in modo radicalmente diverso da ciò che pensa la Gerarchia. Rappresenta quella Chiesa che la Gerarchia tollera con fastidio. Esiste infatti un'insuperabile discrasia tra la guida di un'organizzazione di potere e chi si preoccupa soltanto della cura delle anime. Questa discrasia non potrà mai essere risolta e la storia e la predicazione di Gesù di Nazareth ne danno ampia dimostrazione.
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