L'incubatrice degli esuberi

Se anziché licenziare ti limiti a ridurre l'orario ai tuoi dipendenti, la differenza la paga lo Stato. È una piccola rivoluzione nascosta nelle pieghe dell'ultima legge di Obama contro la disoccupazione. Copia un sistema già esistente in Germania e alcuni paesi scandinavi: un sussidio pubblico per quelle aziende che rinunciano ai licenziamenti secchi, e in situazioni di crisi si limitano a trasformare in contratti part-time i posti a tempo pieno. Finita la recessione è più facile ripartire allungando l'orario di lavoro, e nel frattempo la manodopera non ha perso addestramento, ha conservato il legame con l'impresa, e ha mantenuto il reddito. Si rivela più efficace dei programmi di "riqualificazione" dei disoccupati affidati al settore pubblico. In sostanza questo provvedimento equivale a pagare le aziende perché si facciano carico di preservare la qualità della forza lavoro. Non c'è peggiore decadimento dei talenti professionali, che un lungo periodo di inattività durante il quale ci si demoralizza, si perde autostima, e inoltre si perde contatto con l'evoluzione del mondo produttivo. Sovvenzionare l'impresa perché tenga in attività i suoi dipendenti anche in tempo di crisi, e sia pure riducendone l'orario, è un investimento che accorcia la durata della crisi e prepara il "rimbalzo".
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