L'illusione non è morta a Srebrenica

E’ stata la più grande strage di civili in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Srebrenica era un posto qualunque. senza storia, abitato da contadini e figli di minatori in forza alle due fabbriche che la pianificazione socialista di Tito aveva edificato in fondo a quella valle lontana dalle vie di comunicazione. Karadzic lo trasformò nella Pompei dei Balcani. All`Aia si è aperto il processo al leader serbo-bosniaco. Ricadde anche sull`Onu la responsabilità di quel massacro, che si era assunta la protezione dell`enclave musulmana e, al momento decisivo, aveva lasciato indifese migliaia di persone. Li osservò morire da una collina. Non sarà la precaria e partigiana giustizia dei vincitori a vendicare la fotografia che ritrasse il colon- nello olandese Ton Karremans mentre brindava con Ratko Mladic, Subito dopo comincerà la strage. Quella fotografia è una delle cartoline più significative del Novecento. Gli assassini di Karadzic si presentarono a Srebrenica con i caschi blu avuti dal contingente olandese. I massacratori avevano la divisa dei pacificatori e spettò all`America, come sempre, porre fine alla strage seriale di civili innocenti. Srebrenica non ha sconfitto l`illusione che si possa conciliare l`inconciliabile. Dopo i Balcani sono venuti il Darfur e l`Iraq, dove per mano del terrorismo islamico suicida sono morte quattordicimila persone. Musulmani, come a Srebrenica. Ma per quelle non sarà allestita alcuna corte di giustizia internazionale.
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