Licenziamenti, sull'arbitrato si lavora ad un'intesa fra le parti

Un "avviso comune", cioè un accordo in tempi rapidi con Confindustria e le altre associazioni datoriali per definire le regole dell'arbitrato che comunque verrà disciplinato dai contratti collettivi. Ad annunciarlo il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini. Ed è un annuncio che si spiega con l'urgenza di garantire i lavoratori che l'articolo 18 dello Statuto non sarà aggirato (come sostiene la Cgil) fissando ambiti e limiti del nuovo strumento di conciliazione e con l'esigenza di inquadrare meglio le posizioni in campo, prima tra tutte quella di Epifani. Al momento da una parte c'è la Cgil che minaccia il ricorso alla Corte Costituzionale, lo sciopero generale (nell'ambito di quello già fissato per il 12 marzo) e ulteriori nobilitazioni, dall'altra Cisl Uil che continuano a puntualizzare che l'articolo 18 resta un caposaldo dello Statuto dei Lavoratori mentre l'arbitrato costituirà esclusivamente una via alternativa, non sostitutiva, rispetto al diritto del lavoratore di ricorrere alla magistratura ordinaria per tutelarsi rispetto a un licenziamento non motivato da giusta causa.
Partita è tutt'altro che chiusa: c'è la legge. non ancora tempi e modi di attuazione. All'interno della confederazione di corso d'ltalia cresce la voglia di sciopero. A farsene portavoce Sergio Cofferati («Siamo di fronte ad un attacco grave, bisogna tornare in piazza»), ma a spingere sono anche i metalmeccanici della Fiom e l'ala sinistra di corso d'Italia. Sul fronte opposto si cerca di smorzare i toni. Di «enfatizzazione mediatica» parla Raffaele Bonanni. Luigi Angeletti nel ddl lavoro «non vede elementi di tensioni, l'articolo 18 è salvo». Anche se comincia a profilarsi all'orizzonte l'ipotesi di un accordo separato: è accaduto in altre occasioni, l'ultima quella della
riforma del sistema contrattuale.
Sull'ipotesi di ricorso alla Consulta da parte della Cgil, il ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi, è esplicito: «Non temo per nulla l'incostituzionalità. Solo la malafede del Pd e della Cgil consente di ipotizzare che la norma del ddl riguardi l'articolo 18. Tutto è rinviato alla contrattazione collettiva e noi faremo in modo che ci sia un accordo fra le parti sociali o almeno fra quelle che si ritrovano attorno ad un tavolo e definiscono un'intesa». E se la Cgil non ci sarà?
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