Licenziamenti, arriva l'arbitrato. Scontro maggioranza-opposizione

Dalla Rassegna stampa

Il ddl Lavoro è legge dello Stato. E con esso arbitrato e conciliazione. Quest'ultima norma è sicuramente la più rilevante del pacchetto: essa prevede che azienda e lavoratori potranno risolvere consensualmente il rapporto con un'intesa, frutto di un arbitrato, che preveda un "risarcimento" in denaro. Evitando, quindi, il ricorso all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che contempla l'intervento del giudice per l'eventuale reintegro. Insieme al via libera definitivo del Senato anche il via libera alle polemiche. Da una parte l'opposizione parlamentare e i sindacati, dall'altra il ministro, Maurizio Sacconi, che difende strenuamente la norma contenuta
nell'articolo 31 del ddl. C'è chi vede nell'arbitrato un nuovo «attentato» allo. Statuto dei Lavoratori e chi, al contrario, la possibile alternativa per chiudere più rapidamente eventuali controversie. Il titolare del Welfare si è speso più volte nel corso delle ultime ore per sottolineare che si tratta di una norma aggiuntiva e non sostitutiva dell'articolo 18. Quest'ultimo non si tocca. Una norma che è passata con 144 sì e 106 no, 3 gli astenuti, e che evidentemente, è destinata ad infiammare ulteriornnente i rapporti tra la politica e il sindacato. Del resto i precedenti del voto di palazzo Madama erano stati abbastanza infuocati con la Cgii e il Pd a
sparare ad alzo zero sul provvedimento e Sacconi a cercare di parare i colpi. In mezzo Cisl e Uil impegnate ad alzare barricate spiegando che ogni decisione finale dovrà comunque passare al vaglio della parti sociali. Insomma, la partita non sarebbe chiusa almeno per quanto riguarda
l'applicazione e i limiti dell'arbitrato. Il leader della Uil Angeletti e quello della Cisl Bonanni, nel corso della giornata, avevano invitato la politica a impegnarsi su altri fronti lasciando alle parti sociali le materie che le sono istituzionalmente proprie. Il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani, aveva parlato di «controriforma penalizzante per i lavoratori», minacciando un ricorso alla Corte Costituzionale. Magari lo farà nelle prossime ore. Non meno infuocato il clima in Senato. Secondo Sacconi «l'arbitrato per equità fa parte di quello che era il disegno di legge Biagi. Le polemiche? Innescate dai soliti noti che vogliono far salire la tensione sociale». Immediata era stata la replica del senatore del Pd ed ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu: «Lasciamo stare i morti, per favore. Vero è che sono state coinvolte le parti sociali però non dimentichiamo che c'è un altro pezzo di norma in cui l'arbitrato può essere fatto anche dal singolo, fuori da qualsiasi contratto». Come dire che sei contratti nazionali garantiscono i lavoratori, quelli individuali no.
Insieme al via libera all'arbitrato sono passate anche altre misure comprese nel ddl. La possibilità di assolvere l'ultimo anno di obbligo scolastico (16 anni) anche con l'apprendistato. Una clausola di salvaguardia per il pensionamento anticipato (minimo 57 anni di età e 35 di contributi) dei lavoratori impiegati in lavori usuranti. Vengono soppressi i limiti per il riscatto dei periodi di congedo di maternità o parentale fuori dal rapporto di lavoro. Tutti i dirigenti medici e del ruolo sanitario potranno andare in pensione entro i 70 anni di età e con 40 anni di contributi. Tempi più lunghi per la riforma degli ammortizzatori sociali.
 

© 2010 Il Messaggero. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK