Libia, parte 2 le bugie

Dalla Rassegna stampa

Caro Furio Colombo, la caccia in mare contro nostri pescatori (su una barca con bandiera italiana) da parte di una motovedetta italiana regalata ai libici, con ufficiali italiani a bordo, è durata cinque ore (dalle ore 18 alle ore 23) con ininterrotta sparatoria ad altezza d'uomo, altro che incidente. Tutto il racconto del nostro governo sembra falso e adesso l'inchiesta la fanno i libici sui libici. Si saprà mai la verità?
Lionello
 
La VERITÀ purtroppo è che i libici hanno commesso un solo errore che ha rivelato tutta la brutta trama. L'errore è stato di sparare, in acque internazionali, a una nave da pesca italiana con un equipaggio abile nelle manovre (è evidente che la barriera di fuoco li ha raggiunti solo in parte, come è evidente che i libici sparavano per uccidere) ma anche coraggioso nel denunciare e senza alcuna intenzione di ritrattare o sminuire le accuse di tentato omicidio. In tal modo è stato svelato il senso dell'oscuro trattato di affari e di vite umane ratificato da tutto il Parlamento italiano nel 2009, tranne (nell'opposizione) la ribellione dei parlamentari Radicali e di tre del Pd. Tutti gli altri, a destro e a sinistra, hanno accettato la direttiva Berlusconi-D'Alema di votare sì senza fare domande. Ma le domande tornano adesso.
Ecco alcuni punti su cui riflettere: 1) Che cosa significa "respingimento in mare", pratica barbara e incivile? Significa, evidentemente, fare fuoco sui natanti. Se non si commette l'errore di colpire proprio "L'Ariete", nessuno potrà andare a dirlo a nessuno. 2) I lettori avranno notato che il patto omicida con la Libia è stato la carta vincente nel successo leghista delle ultime elezioni, il vanto di una "svolta epocale" (Maroni, 2009). Adesso, dopo la denuncia dei pescatori, salta fuori che tutto è opera di Prodi e di Amato. Dimenticando le frecce tricolori nel cielo di Tripoli volute da Berlusconi e la consegna delle motovedette italiane fatta personalmente e con la dovuta celebrazione dal ministro leghista Maroni. 3) Con che armi i libici hanno sparato ai pescatori italiani durante un inseguimento di cinque ore e con la evidente intenzione di uccidere?
Le motovedette consegnate avevano armi fisse di dotazione. Adesso, dopo "l'incidente", ci dicono che sono state consegnate "navi senza armi". Dati gli articoli del trattato, il fatto è strano e appare inventato. Nel suo resoconto al Senato lo sottosegretaria Craxi (Esteri) ha detto che i libici hanno usato kalashnikov. Il fatto non era mai apparso in altri rapporti o sui giornali. Chi gliel'ha detto? 4) Quali sono le regole d'ingaggio di officiali italiani a bordo di un'unità da combattimento libiche? Perché ci dicono, come la cosa più naturale del mondo che, in caso di scontro, devono subito recarsi sotto coperta senza alcun potere di intervenire? Brutta storia, come vedete, e brutta amicizia non fra due popoli ma fra due personaggi senza scrupoli in cerca di opportunità d'affari. Temo che la serie di non verità non si fermerà qui.

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